Il report cambia e Trieste “paga” Giù la qualità della vita in città

Trieste non brilla più come prima per la qualità della vita. A dircelo è la 21.ma edizione dell’indagine di Italia Oggi e della Sapienza di Roma, pubblicata ieri sul quotidiano economico, che ci colloca al 33.mo posto. Pordenone e Udine si piazzano rispettivamente al secondo e al nono posto.
Si tratta di risultati completamente differenti dalla ricerca annuale del Sole 24 ore che, per quanto riguarda il 2018, aveva inserito il capoluogo giuliano al sesto posto.
Lo scarto diventa altrettanto importante se si confronta lo studio di Italia Oggi con quello realizzato dallo stesso giornale l’anno scorso quando Trieste si ritrovò al 13.mo posto. Qui, però, avvertono gli autori, bisogna prendere i dati con le pinze, perché la metodologia di studio, quest’anno, è stata parzialmente rinnovata, motivo per cui il raffronto si fa difficile. Andando però a vedere le nove diverse dimensioni d’analisi (affari e lavoro; ambiente; reati e sicurezza; sicurezza sociale; istruzione, formazione e capitale umano; popolazione; sistema salute; tempo libero; tenore di vita) con 16 sottodimensioni e 82 indicatori di base, si scopre che Trieste non rimbalza comunque quasi mai nelle top ten. Addirittura si classifica al 105.mo posto su 107 province se si parla di reati e sicurezza, quando invece Pordenone è prima, Udine 11.ma e Gorizia 18.ma.
Le uniche due eccezioni riguardano il settore dell’istruzione e della formazione (terzo posto) e quello sul tenore di vita (quarto posto). Trieste dunque sembra non “collaborare” al dato finale in cui il Nordest rimane il posto ideale dove vivere in Italia, con la città di Trento in testa alla classifica, seguita appunto da Pordenone, Sondrio, Verbano-Cusio-Ossola, Belluno, Aosta, Treviso, Cuneo, Udine e Bolzano, che scende dal primo al decimo posto rispetto al 2018. Ultima Agrigento.
Due dunque le città del Friuli Venezia Giulia che compaiono nei primi dieci gradini della classifica generale. Difatti la regione mostra un territorio diversificato, caratterizzato soprattutto da buoni risultati per quanto riguarda gli indicatori economici, ma con picchi negativi in fatto di fenomeni criminali. Si riscontrano diverse strutture dedicate al tempo libero e in alcune parti, invece, una carenza di strutture sanitarie. Tuttavia non solo il Fvg presenta esiti completamente differenti in base alle proprie aree, ma il quadro recente di Italia Oggi, elaborato in collaborazione con Cattolica Assicurazioni, racconta di un Paese in generale spacchettato, tanto da esprimersi attraverso cinque differenti Italie: Mediterranea, Franchigena, Adriatica, Metropolitana e Padana.
I numeri dell’indagine dimostrano in ogni caso che, nel 2019, la qualità della vita in Italia è complessivamente migliorata. Oggi sono 65 su 107 le province italiane in cui la qualità di vita è definita «buona» o «accettabile»: un dato che risulta il migliore degli ultimi cinque anni. Nel 2015, infatti, le province in cui si viveva bene erano 53 su 110, nel 2016 e nel 2017 erano diventate 56 su 110, mentre nel 2018 avevano raggiunto quota 59 su 110.—
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