Il restauro della locomotiva che portava ai lager nazisti

«Bellissima». Giangiacomo Martines, direttore regionale per i Beni culturali del Friuli Venezia Giulia, lo deve ammettere. «Bellissima locomotiva». Lo fa interrompendo l’assessore comunale all’Ambiente Umberto Laureni che, figlio di un deportato, esprime “la grande commozione” di essere presente alla firma dell’accordo per il restauro della locomotiva “Modello 52”, costruita in Germania nel 1943 dalla Fabbrica MBA e custodita nel Museo ferroviario di Campo Marzio a Trieste, che servì per trasportare molti ebrei verso i campi di concentramento e di sterminio. «A noi ebrei questa locomotiva suscita i brividi solo a vederla» aggiunge Alessandro Salonichio, presidente della Comunità ebraica di Trieste, i cui familiari sono finiti nei lager. L’accordo per il restauro della locomotiva della morte è stato firmato ieri con un minuto di silenzio al Museo ferroviario di Campo Marzio dall'assessore regionale alla Cultura, Gianni Torrenti, assieme al direttore regionale per i Beni culturali e ai rappresentanti di Comune e Provincia. A sottoscrivere l'intesa sono stati anche la Comunità ebraica di Trieste, l'Associazione Dopolavoro Ferroviario e il Rotary Club. La locomotiva dei treni della morte è ferma al secondo binario della stazione di Campo Marzio, un ammasso di ruggine. È arrivata qui da Lubiana, negli anni ’80, frutto di uno scambio non proprio alla pari, con la ex Jugoslavia. «In cambio della locomotiva 52 hanno voluto un vagone usato per il trasporto di detenuti che abbiamo reperito a Castelfranco Veneto» racconta il vicepresidente della Provincia Igor Dolenc. La locomotiva esposta al Museo ferroviario di Trieste Campo Marzio è l’unica in Italia. «Concepite 70 anni or sono come strumento di guerra e morte hanno contribuito poi alla ricostruzione e allo sviluppo post-bellico in tanta parte dell’europa, trasformandosi in strumento di pace e di rinascita per un nuovo vivere civile. È questo il messaggio forte» spiega Roberto Carollo, responsabile del museo. Un po’ quello che intendeva Diego de Henriquez con il suo Museo di Guerra per la pace. Il ministero per i Beni e le Attività culturali aveva già riconosciuto in ottobre l'”importante interesse storico” della locomotiva. Per il restauro serviranno circa 50mila euro e tre o quattro mesi di lavoro. Ma l’intenzione è di rimettere in funzione il locomotore. Nell’occasione potrebbe essere anche restaurato il vagone austroungarico per il trasporto bestiame fermo in pessimo stato sul quarto binario. Un treno della memoria «nella città, come ricorda il presidente del museo Claudio Vianello, dove c’è stato la Risiera di San Sabba, l’unico esempio di lager nazista in Italia». (fa.do.)
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