Il Rione Enel attacca: «Chiediamo analisi vicino alla centrale»

Un’indagine della professoressa Cauci mobilita il Comitato Bernardel: «Metalli pesanti? Vogliamo conoscerne i rischi»

«Lo stiamo ripetendo e chiedendo da tempo, e insisteremo ancora perchè a sostenere che è scientificamente valido non siamo solo noi ma docenti universitario: chi ha la responsabilità della salute pubblica intervenga e controlli finalmente i terreni attorno alla centrale. Vogliamo capire se davvero c’è inquinamento o meno e avere finalmente delle risposte sui metalli pesanti che derivano dalla combustione del carbone e anche su quanto è pericolosa quella polvere di carbone che ogni tanto dobbiamo pulire attorno alle nostre case».

La lettera inviata da Sabina Cauci, docente e ricercatrice di biochimica clinica e biologia molecolare all’Università di Udine che “spiega” e interpreta lo studio effettuato dall’Arpa e dall’Università di Trieste dal professor Tretiach sulla qualità dell’aria a Monfalcone dopo aver valutato l’accumulo di metalli pesanti sui licheni (per verificare eventuali scostamenti dai valori di naturalità riconducibili all’attività della Centrale A2A) fa tornare alla carica il presidente del Comitato Rione Enel, Adriano Bernardel.

Nella rilettura critica la professoressa Cauci non solo rileva ancora una volta che i valori mediani (espressi in milligrammi per chilo di lichene seccato) riscontrati in alcune zone dei prelievi «di molti metalli sono risultati grossomodo 2 volte più elevati» (si parla di Arsenico, Bario, Berillio, Cobalto, Cromo, Rame, Ferro, Mercurio, Manganese e Vanadio, alcuni che non possono derivare che dal carbone) ma si fa alcune domande. Una fra tutte: «Siccome lo studio basato su un grigliato nazionale da Ispra non ha previsto alcun campionamento in zone immediatamente vicine alla centrale, per cui non sono disponibili i valori da inquinamento di metalli, soprattutto nel quartiere Enel e in via Romana, visto che è stato previsto l’esame di molti terreni in zone rurali, viene da chiedersi se non sia opportuno che venga esaminata quanto prima la qualità dell’aria e del suolo anche nelle zone abitate vicino alla centrale A2A».

«Se risulterà che noi non siamo inquinati saremo i primi ad essere felici - sbotta Bernardel - ma il problema è che non lo sappiamo e non abbiamo questo tipo di riscontro». La professoressa Cauci motiva la necessità di controlli più accurati perchè «in generale siccome i bambini, i ragazzi e i cittadini che fanno sport all’aperto sono a maggior contatto con il terreno sembrerebbe auspicabile una verifica della qualità dei suoi pubblici nel Comune di Monfalcone. E sul modello di quanto fatto dal Comune di Gorizia anche il Comune di Monfalcone potrebbe provvedere a fornire ai cittadini che lo desiderassero analisi di metalli ed altre sostanze nelle verdure e nella frutta».

(r.m.)

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