Il ritorno di Camber con manifesti giganti e fedeltà al Cavaliere

TRIESTE. Si affida a Babbo Natale, con uno dei suoi classici witz. Stavolta meno criptico rispetto al tuono “Zum Teufel! Al diavolo” di qualche tempo fa. Concepisce e fa stampare un Babbo Natale cui assegna una missione per Trieste: svegliare Debora Serracchiani e Roberto Cosolini. Firmato Giulio. Stamattina, giorno in cui compariranno i manifesti in città, sarà chiaro a tutti che quella sigla è di Giulio Camber, il vecchio leone che dopo un silenzio lungo qualche mese tira un’altra zampata, ad personam, mentre Trieste va «giù giù giù», si legge nell’immagine prenatalizia da appiccicare sui muri, «Sindaco & Regione dormono sempre». Senza scriverne i nomi, l’ex senatore pensa a Cosolini e Serracchiani e spera, appunto, che Babbo Natale possa fare qualcosa: «Svegliali tu».
Semplice e diretto. Anche alla “Nuova casa dell’adesivo” che ha realizzato il materiale gli hanno fatto i complimenti per l’idea. La campagna camberiana tappezzerà da oggi la città in formato grande (manifesti da 2 metri per 1,40) e gigante (6 metri per 3), il segnale di una presenza sempre viva, l’occhio attento a ciò che succede intorno. Camber non ritrova la parola per la stampa ma nei corridoi si trasmette un’immagine: l’ex parlamentare vede la situazione come un pollaio dove i galli sono tanto impegnati a compiacersi di compiacere che non si accorgono che stanno sparendo le uova. E che altri si mangiano quelle uova. Una metafora per denunciare amministrazioni locali, Camber pensa alla Regione e al Comune, che non difendono imprese e cittadini, con la conseguenza nefasta che i lavoratori vengono licenziati e le aziende chiudono.
Un quadro da depressione in cui il leader Giulio interviene con uno strumento tipico di Trieste: il witz. Obiettivo risvegliare lo spirito del capoluogo regionale. Un interesse più amministrativo che politico, parrebbe. Non ci sono simboli nei manifesti, solo quella firma: Giulio. E il colore, bianco-rosso, non indirizza né verso il Pdl né verso Forza Italia. Ma Camber in questi mesi, pur dietro le quinte, non ha perso una puntata delle vicende che hanno portato due giorni fa alla scissione a centrodestra: fedelissimi di Berlusconi da una parte, governativi dall’altra. E il suo ritorno di oggi, tempismo sospetto, non fa che confermare che di addio alla politica non è proprio il caso di parlare. «Giulio resta il nostro duce», sintetizza un aficionado di lungo corso come Bruno Marini. «Non è più senatore ma rimane colui che guida», spiega il consigliere regionale.
Camber, del resto, ha continuato a fare politica anche senza una poltrona. Non ha quasi mai smesso dopo essere stato escluso dal Parlamento a febbraio, beffato dallo 0,5%, 3.275 voti in meno del centrodestra rispetto al centrosinistra, con le sue truppe che hanno subito individuato un colpevole: il “visitor” Bernabò Bocca numero uno ha tolto appeal alla lista per il Senato e affondato il Pdl. Da quel giorno si racconta Giulio con le mani nuovamente nello studio legale, gli amici del buen retiro di Barcola, le tante letture, l’apprendistato nel fresco ruolo di nonno. Ma è anche chiaro a tutti, pure in Friuli lo hanno rilevato («Le solite camberate»), che proprio lui, in contatto con Sandra Savino, ha gestito direttamente la partita delle firme lealiste a favore di Berlusconi. E non ci sono dubbi che la sua posizione sia tutta dalla parte del Cavaliere, considerato ancora adesso l’unico possibile leader dei moderati italiani. E chissà che non ci sia ancora un posto per il principale escluso Fvg delle ultime politiche nel Parlamento italiano. In fondo si sapeva fin dalla scorsa primavera che sarebbe stata solo questione di tempo, non necessariamente tanto.
Dopo il governissimo si sarebbe tornati alle urne e il grande sconfitto avrebbe potuto trovare di nuovo un posto lì dove non era mai mancato dal 1987, con la sola eccezione della dodicesima legislatura, 1994-96, quando a Roma andarono Marucci Vascon e Gualberto Niccolini. Due anni e poi di nuovo in pista. Vent’anni dopo, Giulio Camber potrebbe fare il bis. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
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