Il segretario Palombella “battezza” a Domio la nuova sede della Uil

«Spesso la chiusura di una sede non sempre è seguita da un’apertura: questa nuova sede, invece, per noi rappresenta una continuità e un rilancio dell’azione che i metalmeccanici e i pensionati della Uil di Trieste stanno svolgendo su questo territorio da anni». Con queste parole il segretario nazionale della Uil Rocco Palombella ha tenuto a battesimo, nella tarda mattinata di ieri, la nuova sede di Domio, a un tiro di schioppo dalla vecchia sede storica realizzata negli anni ’70 per volontà stessa dei lavoratori metalmeccanici ma ora bisognosa di interventi strutturali importanti. Presenti all’inaugurazione, tra gli altri, il segretario generale della Uil Fvg Giacinto Menis, la segretaria regionale della UilPensionati Fvg Magda Gruarin, il vicepresidente del Consiglio regionale Francesco Russo, il sindaco del Comune di San Dorligo Sandy Klun e l’assessore alle Politiche sociali di Muggia Luca Gandini.

Palombella, dopo aver ricordato i numeri dello sciopero di ieri all’Ilva di Taranto, cui ha aderito quasi l’80% dei lavoratori, ha posto l’attenzione sull’uso della tecnologia per fare siderurgia in maniera “pulita”, rispettosa della natura, dell’ambiente e delle persone senza l’uso di scorciatoie: «L’auspicio e che vi siano soluzioni di buon senso, già adottate in altre realtà, non solo per Taranto ma anche per la Ferriera di Trieste, che negli anni ha rappresentato una ricchezza e un simbolo dello sviluppo. Resta il fatto indiscutibile che chi commette reati deve pagare».

Sul ruolo di Trieste negli scenari economico-occupazionali e sulle crisi industriali in atto e work in progress, Palombella ha evidenziato come, «pur essendo una città piccola, Trieste ha rappresentato negli anni dal punto di vista strategico un valore aggiunto non solo nell’economia locale ma anche in quella nazionale. Riteniamo che il governo e quindi il sindacato nazionale debbano evitare che si continuino a chiudere e delocalizzare le realtà industriali o manifatturiere del territorio perché tutte quelle che sono andate via non sono più tornate, quindi c’è grande attenzione sui casi Burgo e Sertubi, e pure e un monitoraggio su quello che potrebbe accadere in Wartsila». E in questo processo il Porto franco e il suo essere uno dei terminal della Via della Seta, per il segretario nazionale Uil «possono giocare un ruolo fondamentale in un processo di internazionalizzazione si, ma a schiena dritta. Quindi va bene allargare alla partecipazione ma sempre con il controllo da parte dello Stato altrimenti il rischio è l’arrivo di multinazionali che applicano le leggi del loro Paese, portano i soldi all’estero e lasciano solo macerie».—

L.P.

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