Il sindaco di Gorizia vuole ridursi lo stipendio. La Regione: "La legge lo vieta"

Per un sindaco del Friuli Venezia Giulia è impossibile ridursi lo stipendio. Sembra uno scherzo ma non è così. "Non potevo crederci nemmeno io..." ammette il sindaco di Gorizia Ettore Romoli, che deve ora battersi per ridurre la sua busta paga. Romoli con la sua giunta aveva deciso all’unanimità di ridurre del 5% lo stipendio a partire dal primo luglio. C’è un problema però: la legge regionale dice che la paga non può essere ritoccata in nessun modo
Il sindaco di Gorizia Ettore Romoli
Il sindaco di Gorizia Ettore Romoli
TRIESTE
Un sindaco vuole tagliarsi lo stipendio? Non può, non in Friuli Venezia Giulia, dove il ”sacrificio” è proibito per legge. O, quantomeno, per delibera. Non è un paradosso, né un ritardato scherzo d’aprile: «Non potevo crederci nemmeno io, ma è così...» ammette Ettore Romoli. Protagonista, suo malgrado, di una vicenda beckettiana: deve battersi, «e lo farò», per potersi privare di 200 euro netti al mese. Il 5% della sua busta paga.


L’antefatto. Il sindaco di Gorizia, come annunciato, non attende Roma. Ma, mentre il Paese fa i conti con una crisi impietosa, riunisce i suoi assessori, propone il ”sacrificio e, infine, strappa l’unanimità: la giunta comunale impugna le forbici su sé stessa e, zac, si riduce il 5% dello stipendio. Subito, o quasi: «Si parte il 1° luglio». I conti ufficiali non ci sono, non ancora: ma, a spanne, la rinuncia vale 16-17mila euro in più all’anno nelle casse comunali di Gorizia.


«Non amo la demagogia. E so bene che la nostra scelta non è una misura decisiva per il bilancio. Ma credo giusto che chi amministra la cosa pubblica, in un momento in cui tutti devono tirare la cinghia, dia un segnale. È quello che io e i miei assessori abbiamo voluto fare auspicando che l’esempio venga seguito» dichiara il sindaco di Gorizia.


C’è un problema, però. E gli uffici lo segnalano in tempo reale: la Regione, forte della sua specialità, ha pieni poteri sulle autonomie locali. E sugli stipendi di sindaci, assessori, consiglieri comunali e provinciali del Friuli Venezia Giulia: la legge regionale 13 del 2002 è esplicita e demanda alla giunta il compito di fissare l’ammontare delle indennità. Dove sta l’inghippo?


Quell’ammontare è vincolante e non può essere ritoccato né all’insù né all’ingiù. La Regione, con i suoi uffici, l’ha già chiarito. E adesso, con il Comune di Gorizia che chiede lumi, deve ripetersi: la legge statale, quella che altrove consente di alleggerirsi lo stipendio, «non è applicabile» nell’estremo Nordest, dove un amministratore locale deve prendersi tutto lo stipendio o rinunciarvi sino all’ultimo cent.


Vie d’uscita? Al momento, una sola. Farraginosissima: «Ritirare l’intera indennità e successivamente devolvere il 5% in un fondo ad hoc, a quanto ho capito» spiega Romoli. Roba da scoraggiare un santo: «Ma, se non troveremo un’altra strada entro il 1° luglio, lo faremo». Il sindaco, però, non dispera. Non ancora: «Chiederò un’autorizzazione alla Regione confidando che prevalga il buon senso. Com’è possibile proibire a uno di ridursi lo stipendio? È assurdo».


Federica Seganti, l’assessore regionale alle Autonomie locali, non si tira indietro e apre uno spiraglio: «Sono d’accordo». Ma le regole sono regole. E quindi, visto le attuali non consentono deroghe, vanno modificate: «Ci stiamo già lavorando da tempo, da prima del ”caso Gorizia”, tanto che gli uffici stanno verificando se serve una delibera o una legge» spiega l’assessore.


E aggiunge: «La soluzione migliore, a mio avviso, sarebbe quella di fissare un tetto massimo, lasciando poi ai singoli enti il compito di stabilire il quantum esatto». Facile a dirsi, ma a farsi? Sinora, confidano in Regione, gli amministratori locali non hanno mai premuto per il ”federalismo” degli stipendi: non è il massimo per un sindaco o per un consigliere doversi fissare la paga in libertà.



RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo