Il teatro? Inutile come la filosofia, noioso come il latino

Il teatro è noioso come la filosofia, è inutile come il latino... noi (giovani) abbiamo Google e YouTube ed anche Facebook. Le cinque dita della mano servono da cover per l’i-Phone. L’evoluzione della specie? O l’involuzione della cultura?
Le passate generazioni erano curiose di cultura, quella vera, che trasmette valori e messaggi validi nel tempo.
Ora, nella generale crisi che ci circonda, pare sia scomparso il culto del teatro. Probabilmente è mancata anche l’abitudine di trasmettere la passione per questa importante forma di cultura.
Il teatro era quasi un luogo elitario, ma i nostri nonni apprezzavano anche i programmi radiofonici dedicati sia alla lirica che alla prosa, i nostri genitori forse hanno visto alcune opere dal vivo, oppure in Tv, o in Dvd. E forse tra i loro Cds svolazza triste qualche Madame Butterfly.
Sembra quasi che loro si siano scordati di raccontare alla new generation cosa sia una marcia trionfale dell’Aida o un Re Lear. Se un genitore o un insegnante parlano del teatro di prosa, di musica lirica o classica, il figlio o l’alunno manifestano la loro “partecipazione” con due semplici gesti: arricciare il naso e alzare gli occhi al cielo.
I giovani considerano “vecchio” il teatro e sono disposti a riempire quelli che erano sfolgoranti e ben frequentati foyers solo in caso di qualche concerto di musica contemporanea o per spettacoli cabarettistici o coreografici. Hanno insistito forse troppo poco i nostri nonni, i nostri genitori e i nostri insegnanti?
Abbiamo intervistato il rettore uscente dell’Università Francesco Peroni, nonché presidente del Teatro stabile del Friuli Venezia Giulia Rossetti. Una persona squisita.
Professor Peroni, che cosa pensa del teatro?
Il teatro aiuta a non essere soli. La scarsa affluenza è un fenomeno molto allarmante. Si tratta di una sede collettiva, di coesione sociale, e ha una funzione civica e di trasmissione, ma anche di commenti critici personali. Mi è capitato tra le mani un testo molto importante, “Che cos’è la cultura?” di Gaetano Salvemini. Vi consiglio di leggere anche la “Lettera di Strehler in memoria di Paolo Grassi”, inventore del teatro pubblico.
Ci sono progetti in atto per far interessare di più i giovani al teatro?
Sì, dal 2009 abbiamo attuato una convenzione tra l’Università e il Teatro stabile. Per gli studenti è previsto un biglietto di cortesia che costa due euro. L’affluenza è stata alta e, in egual misura, la partecipazione. Citiamo ad esempio la prima di Hedda Gabler, dov’è stata possibile la vendita dei biglietti anche agli studenti di Udine. Ciò ha rafforzato il legame tra i due atenei, quello di Udine e Trieste.
Professore, come intende muoversi nelle vesti di presidente appena eletto?
Ho acquisito questa carica nel novembre del 2012. Il teatro è noto come patrimonio per la crescita della regione e, come teatro stabile, è vincolato a produrre e non solo a ospitare. Vogliamo poter condividere testi che interessino tutta la regione, come le opere di Pasolini. Puntiamo a un abbattimento dei costi, non solo per un singolo teatro, ma per tutti. Il nostro obiettivo è riportare il teatro stabile a livello regionale e non cittadino, per ospitare compagnie più grandi, abbattere i costi dei teatri di tutta la regione.
Carlotta D’Agostini
Giulia Farfoglia.
Classe 4.a a Isis
Liceo Carducci-Dante
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