Il triestino della Bmw rinasce al Gopcevich E il web porta una pronipote dalla Svizzera

Dal 29 la mostra su Camillo Castiglioni, protagonista del decollo cento anni fa della casa automobilistica bavarese 

LA STORIA



Con una pazienza da detective della Storia, Susanna Ognibene, che insieme a Mauro Martinenzi cura l’esposizione dedicata a Camillo Castiglioni in scena al Gopcevich da sabato 29, è riuscita a scovare una pronipote dell’imprenditore, finanziere, collezionista triestino, protagonista del decollo della Bmw nella Monaco degli anni Venti. Nato nel 1879 nella Trieste asburgica e morto nella Roma repubblicana nel 1957, avendo vissuto a Istanbul, Vienna, Monaco, New York. E a San Marino in qualità di finto frate.

La signora Claudia, bisnipote di Camillo, verrà appositamente dalla Svizzera romanda, dove abita, per partecipare all’inaugurazione del prossimo sabato: una presenza insperata, vista la diaspora della gens castiglioniana. Stavolta il discusso web ha giocato un ruolo positivo nell’intrecciare scoperta e contatti.

Ognibene & Martinenzi cominceranno domani ad allestire la mostra, il cui impianto prevede una disposizione tripartita, in coerenza con la pianta della sala Attilio Selva. L’ingresso servirà a illustrare le origini della famiglia ebrea Castiglioni, con tanto di albero genealogico e di mappa geografica. Dalla casa madre monacense giungerà la Bmw R 32, la prima moto prodotta dal brand bavarese.

Poi la mostra narra il vertiginoso crescendo di Camillo Castiglioni, svelto e spregiudicato uomo d’affari, mecenate e viveur: costruisce aerei, dirigibili, motori, fa i quattrini con gli Imperi Centrali ma rispolvera l’adolescenza irredentista. Saltano fuori tre dipinti che Camillo dona alla municipalità triestina: una primula di Plinio Nomellini, un Donizetti e una signora con cane ritratti da Natale Schiavoni.

Lungo i pannelli scorrono le montagne russe di questo avventuriero triestino: è uno degli uomini più ricchi dell’Europa Centrale, sfida il franco francese e ne esce scassato, il suo rapporto con la Bmw dura tra alti e bassi dal 1917 al 1931.

Fascista della prima ora, soffre premesse e conseguenze delle leggi razziali. Corrisponde con Mussolini ma non riesce a convincerlo di evitare l’entrata in guerra. Nel secondo dopoguerra procura un finanziamento americano a Tito, che però non gli paga la provvigione: fa causa al dittatore jugoslavo, la vince ma sarà il governo italiano a risarcirlo. La terza sala sarà infine dedicata ai primi tre lustri della Bmw.

Martedì mattina alle 11 conferenza stampa istituzionale. Un capitolo sarà dedicato al volume “La Trieste-Opicina motociclistica”, scritto da Franco Damiani di Vergata, che presenzierà all’iniziativa. Un pretesto per ricordare che sabato 29, in contemporanea all’apertura della mostra, 130 centauri, a bordo di “due ruote” d’epoca, approderanno in piazza Unità, organizzati dal MotoClub Trieste. Ospite d’onore una ben portante ottantenne di nome Bmw Compressor. –



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