Il viaggio infinito da Trieste a Venezia su treni da incubo

Carrozze vecchie, niente aria condizionata, orari illogici sul regionale “veloce” che impiega due ore per fare 148 km
FOTO BRUNI TRIESTE 23 01 09 STAZIONE TRIESTE
FOTO BRUNI TRIESTE 23 01 09 STAZIONE TRIESTE

TRIESTE. La conoscono bene i pendolari, ma anche in Europa la tratta ferroviaria Venezia-Trieste non gode di buona reputazione. Il presidente della Commissione Trasporti del Parlamento europeo, Brian Simpson, arrivato nel capoluogo giuliano via rotaia il 19 marzo scorso per una riunione è stato categorico: «Il treno è veloce fino a Venezia, a Trieste si arriva poi molto lentamente. Tutte le città principali devono essere collegate dall’alta velocità». L’alta velocità invece si ferma a Venezia e chi deve proseguire per Trieste deve cambiare treno o rimanere su una “Freccia” spuntata. Per la verità Trenitalia ha inventato, con molto humor inglese, il treno “regionale veloce” che per fare 148 chilometri (da Mestre a Trieste) c’impiega quasi due ore, 70 chilometri all’ora su un tratto completamente pianeggiante che incontra qualche difficoltà solo tra Monfalcone e Trieste. Sui treni regionali viaggiano ogni giorno centinaia di persone che per lavoro o studio sono costrette a muoversi, con un orario ferroviario che non rispecchia le loro esigenze ed è programmato con pochissima logica.

Mestre-Trieste

Cominciamo con l’andata (di mattina) da Mestre a Trieste: le opportunità di raggiungere direttamente il capoluogo regionale, lasciando perdere la linea (senza fine) Treviso-Udine-Gorizia, sono poche e mal disposte. Il primo treno alle 5.32 (Intercity notte proveniente da Roma) con arrivo alle 7.28. Chi non ha fretta è meglio che rimandi la partenza: il treno, con carrozze per viaggiatori e carrozze-cuccette, non è consigliabile a chi vuole viaggiare in un ambiente pulito e tranquillo. Il successivo collegamento, ma solo nei giorni feriali, è alle 6.31 con fermata a Portogruaro (alle 7.34) e ripartenza alle 7.50: arrivo alle 9.04 dopo ben 2 ore e 33 minuti. Finalmente un treno “normale” alle 7.46, a Trieste alle 9.42. Dopo bisogna attendere le 9.23 (a Trieste alle 11.16), oppure le 10 (alle 11.53), o le 10,22 (Frecciabianca proveniente da Milano) con arrivo alle 12.08. Un orario folle: tre treni nel giro di un’ora. E poi un intervallo di due ore fino alle 12.23 per essere poi a Trieste (con fermata a Miramare) alle 14.18. Questi sono numeri che il pendolare ricorda a memoria, come le poesie imparate alle elementari o la formazione della Grande Inter targata Herrera.

Quello che succede poi durante il viaggio è tutta un’altra storia. Nell’analisi prendiamo ad esempio un treno di mezzo, cioè il “regionale veloce” che sta tra un “regionale” e una “Freccia” in un giorno normale senza gli inconvenienti legati alla neve, al ghiaccio, ai forti temporali, ai piccoli incendi di sterpaglia lungo la linea (d’estate tra Monfalcone e Trieste) e, purtroppo, ai casi di suicidio o incidenti ai passaggi a livello. La partenza da Mestre rispetta normalmente gli orari, gli eventuali 5 o 10 minuti di ritardo vengono recuperati strada facendo, almeno fino a Monfalcone. Il primo inconveniente riguarda le continue comunicazioni a bordo: spesso utili, ma ripetute ad alto volume che disturbano chi sta leggendo, parlando e semplicemente guardando il panorama. Prima fermata a Quarto d’Altino e dopo 10 minuti a San Donà: in queste due stazioni il rapporto tra chi scende e sale è di 10 a 3. Il treno poi prosegue per San Stino di Livenza (per Trenitalia si tratta di Santo Stino di Livenza)e Portogruaro. Qui il rapporto invece è quasi l’opposto 5 a 10. Si tratta di studenti e persone che lavorano a Monfalcone o a Trieste. E poi Latisana, San Giorgio e Monfalcone.

Se fino alla città dei cantieri il viaggio è stato lento ma (quasi sempre) regolare, da qui a Trieste le cose cambiano. Poche volte l’orario di arrivo è rispettato, spesso il ritardo è di 5-10 minuti, qualche volta molto di più. La lentezza è dovuta all’intasamento della linea, a scelte della centrale operativa, ai lavori che non finiscono mai o ad altro ancora. Si parte da Monfalcone ma tra la stazione di Sistiana-Visogliano e il Bivio d’Aurisina ci sono rallentamenti continui, spesso dovuti a treni (anche merci) davanti. L’entrata in stazione è a passo di lumaca: neppure a Milano Centrale o a Roma Termini, dove il traffico è molto più intenso, la lentezza è così esasperante.

Trieste-Mestre

Il ritorno a Mestre in serata non è meno problematico e ben più difficile. Intanto l’orario dei treni. Il primo nel tardo pomeriggio è alle 17.02 (Frecciabianca per Milano) con arrivo a Mestre alle 18.48, poi due “regionali veloci” alle 17.44 e alle 18.44 (soppresso il sabato) con arrivo alle 19.37 e 20.37. Dopodichè il black out o quasi. Gli unici due treni che collegano direttamente Trieste a Mestre (e perciò al resto d’Italia) sono alle 19.18 che da Portogruaro si ferma in tutte le stazioni (arrivo alle 21.37 dopo 2 ore e 19 minuti), e l’Intercity notte per Roma delle 21.54. Questo è il risultato dell’attenzione che Trenitalia e Regione hanno nei confronti del capoluogo giuliano.

A dicembre, in occasione dell’entrata in vigore del nuovo orario, è stato eliminato l’Intercity notte per Lecce che partiva da Trieste alle 19.46. A Monfalcone, dove c’è una numerosa comunità pugliese, sono state raccolte centinaia di firme con la richiesta che venga riattivato. Ma finora tutto tace. Così il pendolare è costretto a prendere l’Intercity notte per Roma, fratello dell’omonimo della mattina. Il convoglio è lo specchio di come Trenitalia considera il “cliente”. Una sola carrozza per i viaggiatori più due carrozze cuccette. Con l’estate probabilmente si viaggerà in piedi, come è già successo. Le carrozze sono sempre troppo calde o troppo fredde. Più volte nei mesi invernali i viaggiatori sono stati costretti a spostarsi nelle carrozze cuccette, le altre erano gelate. E in questi giorni di grande caldo la carrozza viaggiatori, vecchia e in disuso, non ha l’aria condizionata. Una vera via crucis per i passeggeri. E poi le fodere dei sedili sono vecchie e sporche, i poggioli rotti. In alcuni giorni l’odore nauseante ti spingerebbe a scendere. Una vergogna. In questo treno oltre al biglietto o all’abbonamento il viaggiatore deve pagare un supplemento (“integrazione” lo chiama Trenitalia, un “furto” invece per i pendolari) che da Trieste a Mestre è di 3.70.

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