In crisi anche la Casetta del latte

A Staranzano non funziona più a causa delle spese eccessive. Il gestore ora cerca un altro fornitore
Di Ciro Vitiello

STARANZANO. La crisi economica colpisce anche la “Casetta del latte”, che ha una postazione sia a Staranzano a Monfalcone. Da quattro mesi, infatti, non funziona più. Ovvero, la struttura è rimasta, ma manca il latte da prelevare alla spina.

Il servizio era stato accolto da ampi consensi per il prezzo contenuto (1 euro a litro), perché aperto 24 ore su 24, perché il latte era fresco di giornata e perché a chilometro zero. Inoltre riduceva la produzione dei rifiuti poiché ci si porta la bottiglia da casa.

Nonostante queste attenzioni per la clientela, da giugno l’azienda che forniva il prodotto ha “chiuso i rubinetti” per le spese eccessive e perché non sembra più in grado di continuare come richiedono le normative. Pertanto, alla scadenza contrattuale, non è stata più rinnovata la convenzione dal titolare del noleggio delle macchine, Denis Mocchiutti. Per questo motivo è stata annullata anche la distribuzione degli altri prodotti come yogurt, latticini e formaggi che completavano la “spesa”, tutto sommato a basso costo.

A Staranzano la distribuzione era cominciata nel gennaio 2012 in piazza Risiera San Sabba, nell’area dell’ex mercato, mentre a Monfalcone si era iniziato al Parco Rocca (ex ospedale) addirittura nel 2008.

Mocchiutti, amareggiato per la piega che ha preso la situazione, spiegando i motivi di questo “stop” ha evidenziato le difficoltà che sta incontrando per trovare un nuovo fornitore, anche se sembra sia sulla strada giusta avendo contattato un’altra azienda agricola. «L’intenzione è di riattivare al più presto il servizio – spiega Mocchiutti –. Avrei trovato anche un venditore ma ad oggi non mi ha dato ancora una risposta precisa. Per riprendere la distribuzione del latte – continua – dobbiamo essere sicuri che l’accordo sia forte, perché abbiamo già perso tanto tempo oltre al mancato guadagno di questi mesi. Tra Monfalcone e Staranzano, la quantità giornaliera di latte venduto si aggirava sui 300 litri; le postazioni erano molto frequentate a tutte le ore. Se entro fine mese non avrò le garanzie richieste – rileva Mocchiutti – dovrò cercare un’altra azienda che fornisca latte con le caratteristiche richieste».

Oltre alla bontà del prodotto, il latte aveva anche gli “Omega-3”, ovvero acidi grassi essenziali che aiutano un corretto funzionamento dell’organismo. La fornitura era gestita dalla Vega-Zone e dal Centro zootecnico goriziano di Savogna d’Isonzo, d’intesa con i Comuni di Staranzano e Monfalcone, nell’ambito del progetto provinciale “Latteplus”. Le mucche venivano alimentate con semi di lino, con mais, soia e fieno, coltivati nei pressi dell’aeroporto di Gorizia.

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