In Fvg si scatena la guerra dei tatuatori

TRIESTE. I tatuatori del Friuli Venezia Giulia non ci stanno. Difendono la Regione dall’«assalto» dei loro colleghi romani, quelli che, con la denominazione di “associazionetatuatori.it”, hanno contestato il regolamento attuativo della legge 7/2012, “Disciplina delle attività di tatuaggio, di piercing e delle pratiche correlate”, e ottenuto ragione davanti al Tar su quattro dei sei punti contestati, al punto che gli uffici di Palazzo dovranno ora riscrivere alcune parti della normativa, tra l’altro su modalità di foratura dell’orecchio, formazione e informazione alle donne che allattano. Quel ricorso, precisa l’Atpi Fvg, non nasce in regione ma è stato promosso da un’associazione del Lazio. Al contrario, tatuatori e piercer del territorio, capitanati da Ennio Dri, pioniere della professione, il primo ad aver aperto partita Iva come tatuatore alla fine degli anni Settanta, hanno collaborato alla stesura della legge e non condividono l’iniziativa che ha finito in parte con lo smontarla.
Difeso l’operato dell’associazione, il presidente regionale Daniele Abramo sottolinea anche il lavoro fatto a suo tempo dalla commissione salute della Regione e dagli uffici della direzione centrale, «una collaborazione basata sul reciproco rispetto e in piena sintonia, durata oltre 2 anni, che ha permesso di creare finalmente una legge tra le prime in Italia a regolamentare le nostre attività. Un testo orientato alla difesa della salute dell’operatore come del cliente». Non manca una citazione di apprezzamento per il contributo iniziale dell’ex consigliere regionale Sergio Lupieri, «eccellente medico prestato alla politica».
L’iniziativa, ricorda ancora Abramo, fu avviata a seguito della «rapida diffusione delle pratiche di tatuaggi e piercing effettuate molto spesso da soggetti improvvisati, la cui preparazione avveniva mediante corsi di formazione on-line». All’associazione arrivavano pure segnalazioni di persone «con problemi di irritazioni e lacerazioni derivati dall’uso di strumenti non idonei». Insomma, una regolamentazione era quanto mai opportuna. E vederla attaccata all’interno della stessa categoria non viene digerito. «Trovo ignobile e ingiustificato - aggiunge il presidente Fvg - che un’associazione non rappresentativa né presente in Fvg possa cercare di sfiduciare una legge nata con i migliori propositi». E ancora: «È assurdo che un’associazione che dovrebbe difendere i diritti degli operatori trovi un pretesto, per voler giustificare la propria esistenza, che finisce con l’annullare quanto di buono si è fatto per la tutela di chi svolge questo mestiere. Consapevoli che ogni nuova legge può essere migliorata - conclude -, come Atpi continueremo a batterci per gli operatori del settore e a collaborare con le istituzioni Fvg al fine di migliorare una normativa che, dopo anni di deregulation, fornisce informazione, educazione e prevenzione».
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