In Slovenia convenienti soltanto carne e pane

di Francesco Fain
Qualcosa si risparmia. Non cifre iperboliche ma in un momento di crisi pesantissima si guarda anche al centesimo. Della vicenda-benzina abbiamo scritto in lungo e in largo in questi giorni ma, in Slovenia, è (leggermente) più conveniente anche fare la spesa, i tagliandi-auto, farsi curare i denti, tagliare i capelli.
Partiamo con il settore alimentari. A Nova Gorica pane, latte e carne costano di meno. Ad evidenziarlo è il monitoraggio che abbiamo effettuato nei discount di caratteristiche similari a Gorizia e a Nova Gorica. I prezzi medi evidenziano che per acquistare gli stessi prodotti (20 in tutto) ci vogliono nella nostra città 81,29 euro mentre “di là” si spendono 76,13. Il risparmio è del 6,7%: ricordiamo che a Trieste la forbice è assai più consistente perché si parla di un “-20%”. Secondo alcune testimonianze (che non siamo riusciti a verificare concretamente sul campo), pare addirittura che dipendenti di supermarket sloveni effettuino dei monitoraggi nei supermercati cittadini per “modellare” i prezzi a seconda di quanto viene richieste in Italia. La concorrenza si è fatta, dunque, agguerrita e non soltanto sulla benzina.
Il monitoraggio de «Il Piccolo», come nel caso di precedenti panieri elaborati dal nostro giornale negli anni passati, si è svolto in diversi discount a Gorizia e a Nova Gorica. Sono stati presi in considerazione prodotti della stessa marca e, in alternativa, articoli con le medesime caratteristiche, i medesimi ingredienti, la stessa provenienza. Nessuna differenza nemmeno per quanto riguarda i negozi: la lente d’ingrandimento è stata puntata su hard-discount che fanno della politica dei prezzi aggressiva e delle offerte a getto continuo la loro bandiera. Pertanto, sono state limitate al massimo le differenze proprio per rendere il più possibile scientifica e incontestabile la rilevazione.
Ma entriamo nel merito dei dati. Il pane continua ad essere più a buon mercato oltreconfine. Un «problema» non nuovo sottolineato a più riprese dai panificatori isontini: la manodopera più a basso costo e la tassazione meno pesante per i colleghi sloveni fa sì che il prodotto finito costi meno dall’altra parte del confine. E così - per un chilo di pane - vengono richiesti qui mediamente 3 euro e 48 contro l’euro e 98 centesimi richiesti a Nova Gorica. È più a buon mercato oltreconfine anche il latte anche se non è stato possibile trovare la stessa marca. Un litro a Gorizia costa mediamente 59 centesimi, due in più rispetto a quanto viene richiesto oltreconfine. Anche lo jogurt - grazie alle cosiddette vendite sottocosto - costa meno in Slovenia: 0,59 contro 0,75. I discount nostrani si riscattano con lo zucchero (0,75 contro 1,09), il formaggio latteria (5,89 contro 6,29), i wurstel (una confezione da tre costa di qua 91 centesimi mentre in Slovenia sorpassa abbondantemente l’euro).
Gorizia è più conveniente anche per quanto riguarda la birra (costa 72 centesimi contro i 79 richiesti al di là del confine che non c’è più), il burro (un euro e 15 centesimi contro 1,29). Perfetta identità di importi - e questo non fa altro che alimentare il sospetto di un «controllo» dei prezzi da parte degli sloveni - per quanto concerne la pasta che viene proposta ad un euro e 10 centesimi sia di qua che di là. Passiamo, quindi, a quella che è la storica “fama” della Slovenia: il prezzo più a buon mercato della carne. Spulciando nel paniere transfrontaliero si scopre che sia il roastbeef che il macinato scelto sono acquistabili a un prezzo inferiore oltreconfine. Anche per i cevapcici si risparmia un euro al chilogrammo. Infine, concludiamo la nostra carrellata con i formaggi. Mentre il latteria costa meno in Italia, il parmigiano reggiano è più conveniente in Slovenia: vero è anche che quest’ultimo prodotto era proposto in offerta in due dei discount presi in considerazione nel nostro monitoraggio.
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