In visita al Magazzino 18 in Porto Vecchio fra le masserizie lasciate dagli esuli

Nell’avvicinarsi del Giorno del Ricordo, dopo il “sold out” della visita al Museo istriano

TRIESTE. Il Magazzino 18, simbolo dell’esodo avvenuto dopo la Seconda guerra mondiale dalle terre un tempo italiane, sarà il fulcro di un’altra iniziativa organizzata solo per la community “Noi Il Piccolo”: il 31 gennaio verranno aperte le porte dell’edificio che contiene le masserizie degli esuli istriani, fiumani e dalmati in Porto vecchio. In prossimità del Giorno del Ricordo, che si celebra dal 2004 il 10 febbraio, i lettori della comunità Noi Il Piccolo, che si saranno prenotati sul sito web del quotidiano, potranno visitare - grazie alla collaborazione con l'Istituto regionale per la cultura istriana - il Magazzino 18 in Porto Vecchio.

È l'irripetibile occasione per immergersi nella storia delle terre del confine orientale e coglierne il più profondo significato. La visita sarà guidata da Piero Delbello, direttore dell'Irci. Ogni visitatore riceverà in dono un volume edito dallo stesso Istituto, come è successo appena qualche giorno fa quando altri 30 membri della community hanno partecipato alla visita del Museo della civiltà istriana, fiumana e dalmata di via Torino, sempre condotti dal direttore Delbello. Non solo l’appuntamento è risultato sold out dopo poche ore l’apertura delle iscrizioni, ma all’incontro si sono presentate 30 persone in più che non si erano iscritte tramite il sito web, passaggio indispensabile per accedere a questi eventi.

Per rimanere in tema, lo scorso dicembre invece 40 lettori hanno avuto la possibilità di accedere alla visita - guidata dalla giornalista Gabriella Ziani e da Delbello - alla mostra incentrata sulle figure delle donne scrittrici, poetesse, saggiste delle terre istriane e dalmate, realizzata dall'Irci in collaborazione con il Sistema Bibliotecario Giuliano, la "Società Istriana di Archeologia e Storia Patria" e la "Deputazione di Storia Patria della Venezia Giulia", attingendo anche a significative collezioni private. Tra questi, libri, volumi antichi e preziosi, stampe, dipinti, oggetti d'epoca rappresentativi delle donne giuliane.

Nel calendario però le sorprese non sono finite. Restano ancora due le date dedicate alle Lezioni di storia intitolate “Rivoluzioni!” che si tengono la domenica al teatro Verdi. Il 10 febbraio lo storico Marcello Flores commenterà i moti del ’68 che coinvolgono classi sociali diverse in tutta Europa (e nel mondo), con un forte tratto unificante generazionale e la contestazione contro la generazione precedente. Introdurrà la giornalista del Piccolo Arianna Boria. Per i 20 lettori che si prenotano sono disponibili 20 posti riservati nelle prime file con accesso fino a 10 minuti prima dell’inizio.

Invece il 24 febbraio, giornata che conclude il ciclo, Valentine Lomellini, docente di Storia delle relazioni internazionali e Storia dell'integrazione europea all’Università di Padova affronterà la rivoluzione democratica del 1989. Si parte dai regimi comunisti impostisi dopo la fine della seconda guerra mondiale che implodono. Dai primi moti in Polonia la febbre si espande in tutto il blocco orientale. L’avvento del riformista Gorbacëv in Russia e la sempre maggiore necessità di risanare l’economia porta a una rivoluzione politico-economica che altererà per sempre i poteri mondiali segnando, insieme al collasso dell’Unione Sovietica, la fine della Guerra fredda e l'inizio di una fase storica diversa. —

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