Intellettuale, economista e cosmopolita: l’eredità di Carli a 300 anni dalla nascita

il personaggio
Ricorre oggi il trecentesimo anniversario della nascita di Gian Rinaldo Carli. Nato a Capodistria l’11 aprile 1720, è stato fra i più celebri intellettuali della seconda parte del XVIII secolo. Riformista illuminato e personaggio cosmopolita, Carli fu un uomo di grande erudizione e dai molteplici interessi culturali, che spaziavano dalle scienze alla letteratura, dall'economia alla storia. Nella sua attività di scrittore, economista e uomo politico, pur partendo da Capodistria, Carli seppe frequentare i grandi pensatori e i riformatori italiani del tempo, finendo con l’intrecciare rapporti di amicizia con intellettuali del calibro di Pietro Verri e Cesare Beccaria.
Noto come uomo misurato e pragmatico, Gian Rinaldo Carli nel suo complesso di scritti ha lasciato in eredità anche un commosso e straziante omaggio alla memoria della sua donna amata e perduta. Un manoscritto che finì con l’ispirare nientemeno che un altro istriano di grande spessore letterario come Fulvio Tomizza per il suo romanzo “L’ereditiera veneziana”.
L’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia aveva intenzione di onorare la memoria di questo grande intellettuale con convegni e dibattiti. L’emergenza coronavirus, però, ha costretto ad annullare e a rinviare a data da destinarsi tali iniziative. «Stiamo parlando di un grande istriano - sottolinea il presidente dell’Angvd, Renzo Codarin -. Carli è l’esempio di come Capodistria nella sua storia abbia sempre avuto un approccio culturale importante. Basti pensare a quante vie di Trieste siano dedicate a scienziati, pensatori o irredenti capodistriani. Un numero incredibile rispetto ai suoi abitanti». Nel caso di Gian Rinaldo Carli portano il suo nome anche un istituto tecnico commerciale, a Trieste, e un liceo, a Capodistria.
«Appena finirà il periodo di quarantena proveremo a fare qualcosa per ricordarlo - continua Codarin -, proporremo un convegno dedicato al suo pensiero a livello universitario, per poi omaggiarlo recandoci al liceo capodistriano e, perché no, nella sua casa natale a Capodistria, se c’è ancora. Il tutto per ricordare un grande istriano nato trecento anni fa». In Carli è sempre stata forte la passione culturale. «Lui ha creato l’economia moderna che negli ultimi tempi stiamo ridiscutendo – spiega Codarin – ed è significativo che, pur avendo vissuto in tempi nei quali non erano scoppiati i germi dei nazionalismi, egli abbia sempre mantenuto dei saldi rapporti con l’Italia».
La seconda parte della sua esistenza, infatti, Gian Rinaldo Carli la trascorse tra Padova, Milano e Firenze. Qui diede alle stampe il “Saggio politico ed economico sopra la Toscana”. In quest'opera finisce con l'impostare un discorso di carattere generale sulla produzione della ricchezza in uno Stato moderno e su tutti gli ostacoli quali dazi, balzelli e leggi che ne inficiano lo sviluppo. Attorno al 1760 la realizzazione di quella che fu la sua opera più celebre: “Delle monete e delle Istituzioni delle zecche d'Italia”, una monumentale sintesi di storia, diritto e scienza delle finanze. L'opera, tradotta successivamente nelle grandi lingue di cultura dell'Europa del tempo diverrà essa stessa stimolo per un ulteriore sviluppo degli studi economici e finanziari in molte università italiane e straniere. Il pensiero politico-economico di Gian Rinaldo Carli fu sempre improntato all'efficacia, piuttosto che all'audacia, caratteristica che gli risultò fondamentale nella sua veste di Presidente del Supremo Consiglio d'Economia dello Stato milanese, con la quale si trovava costretto a mediare con la capitale Vienna, trovandosi all'epoca anche Milano a far parte del regno d’Austria. —
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