Intervento da primato al Burlo di Trieste: restituito l’udito a un ragazzo

L’équipe del reparto

di Otorinolaringoiatria

e Audiologia ha permesso

al giovane di superare

la sordità da un orecchio

Andrea Pierini
L’équipe del Burlo Garofolo guidata dalla dottoressa Eva Orzan
L’équipe del Burlo Garofolo guidata dalla dottoressa Eva Orzan

TRIESTE «Ora sento veramente tantissime cose. Questa capacità di distinguere le parole, di riuscire a distinguere i rumori e i suoni mi permette di avere più naturalezza, di lasciarmi andare. La sordità causa un forte stress». Sono le prime parole dell’adolescente a cui l’équipe del reparto di Otorinolaringoiatria e Audiologia diretta dalla dottoressa Eva Orzan dell’Irccs Burlo Garofolo ha installato un rivoluzionario apparecchio acustico.

Il giovane era affetto da sordità a un orecchio causata da una severa malformazione congenita e insieme alla famiglia da anni stava cercando una soluzione. L’Irccs ha scelto un dispositivo piezoelettrico osteointegrato Osia, sviluppato dall’azienda Cochlear. Si è trattato del primo intervento e soprattutto della prima attivazione in assoluto con questo tipo di tecnologia in Italia. L’operazione è riuscita perfettamente, eseguita dal dottor Enrico Muzzi il quale ha spiegato che «il dispositivo posizionato posteriormente al padiglione auricolare si integra nell’osso e sfrutta la vibrazione meccanica per trasmettere il suono alla coclea, il nostro organo sensoriale interno. In questo modo si bypassa la parte malformata dell’orecchio medio e può essere compensato anche un danno lieve-moderato delle cellule uditive cocleari».

«Il primato dell’intervento eseguito al Burlo – sottolinea la dottoressa Orzan – testimonia ancora una volta la grande attenzione del nostro ospedale a tutte le tipologie di deficit uditivo, da lieve a profondo, associato a malformazioni auricolari o danni neurosensoriali, insorto alla nascita o in un secondo tempo, fino all’età adolescenziale».

Soddisfazione è stata espressa anche dal direttore generale del Burlo Garofolo, Stefano Dorbolò: «Con l’innovazione tecnologica associata alla grande professionalità dei nostri sanitari si riescono a ottenere questi straordinari risultati. Accanto alla gratificazione per la riuscita dell’intervento, per noi, non c’è soddisfazione più grande di aver aiutato un ragazzo a essere felice e a migliorargli la vita».

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