Intervento da primato al Burlo di Trieste: restituito l’udito a un ragazzo
L’équipe del reparto
di Otorinolaringoiatria
e Audiologia ha permesso
al giovane di superare
la sordità da un orecchio

TRIESTE «Ora sento veramente tantissime cose. Questa capacità di distinguere le parole, di riuscire a distinguere i rumori e i suoni mi permette di avere più naturalezza, di lasciarmi andare. La sordità causa un forte stress». Sono le prime parole dell’adolescente a cui l’équipe del reparto di Otorinolaringoiatria e Audiologia diretta dalla dottoressa Eva Orzan dell’Irccs Burlo Garofolo ha installato un rivoluzionario apparecchio acustico.
Il giovane era affetto da sordità a un orecchio causata da una severa malformazione congenita e insieme alla famiglia da anni stava cercando una soluzione. L’Irccs ha scelto un dispositivo piezoelettrico osteointegrato Osia, sviluppato dall’azienda Cochlear. Si è trattato del primo intervento e soprattutto della prima attivazione in assoluto con questo tipo di tecnologia in Italia. L’operazione è riuscita perfettamente, eseguita dal dottor Enrico Muzzi il quale ha spiegato che «il dispositivo posizionato posteriormente al padiglione auricolare si integra nell’osso e sfrutta la vibrazione meccanica per trasmettere il suono alla coclea, il nostro organo sensoriale interno. In questo modo si bypassa la parte malformata dell’orecchio medio e può essere compensato anche un danno lieve-moderato delle cellule uditive cocleari».
«Il primato dell’intervento eseguito al Burlo – sottolinea la dottoressa Orzan – testimonia ancora una volta la grande attenzione del nostro ospedale a tutte le tipologie di deficit uditivo, da lieve a profondo, associato a malformazioni auricolari o danni neurosensoriali, insorto alla nascita o in un secondo tempo, fino all’età adolescenziale».
Soddisfazione è stata espressa anche dal direttore generale del Burlo Garofolo, Stefano Dorbolò: «Con l’innovazione tecnologica associata alla grande professionalità dei nostri sanitari si riescono a ottenere questi straordinari risultati. Accanto alla gratificazione per la riuscita dell’intervento, per noi, non c’è soddisfazione più grande di aver aiutato un ragazzo a essere felice e a migliorargli la vita».
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