«Io, licenziata di punto in bianco È stato un Natale da dimenticare»

«Capisco la delusione per i consiglieri, ma qualcuno non deve dimenticare che tre persone si sono trovate di punto in bianco senza lavoro con un anno di anticipo». Paola Sfettina è, o meglio dire era, una delle tre dipendenti dei bar gestiti da Mario Semoli in concessione dal Comune di Trieste. Sfettina lavorava in quello al primo piano di palazzo Cheba. «Avevo un orario che iniziava al mattino e si prolungava in occasione dei consigli, ero l’unica che operava in quel locale».
Un’altra collega aveva un contratto di 5 ore per il bar a palazzo Gopcevich e poi una terza ragazza aveva iniziato da un anno in quello di passo Costanzi. Proprio quest’ultimo locale è stato al centro dei principali rilievi da parte dell’Azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste, che hanno portato il Comune a rescindere il contratto e alla chiusura entro il 31 dicembre dei tre punti di ristoro.
«Da quello che ho potuto sapere – racconta Sfettina – AsuiTs ha fatto dei rilievi che il proprietario poteva anche sistemare, ma il Comune non sembrava predisposto e ha preferito rescindere il contratto. Una scelta secondo me scellerata per cui paghiamo noi le conseguenze».
In realtà lo “scontro” con l’amministrazione risale all’estate quando il Comune aveva applicato tre penali per il mancato rispetto delle aperture nel mese di agosto. AsuiTs nel verbale aveva invece parlato di gravi non conformità «alle condizioni strutturali e attrezzature» e «alla lotta agli infestanti». Sono stati fatti dei rilievi gravi anche sul tema della pulizia e sanificazione, meno gravi le criticità su etichettatura e nella gestione scarti, rifiuti e sottoprodotti. Al momento sembra che l’amministrazione non abbia troppa fretta di fare la nuova gara per la concessione con il servizio dei bar che potrebbe essere sostituito dalle macchinette. Resta da capire anche il futuro della struttura all’interno di palazzo Gopcevich che era attiva 5 ore al giorno in un luogo però di forte interesse turistico. Per quanto riguarda palazzo Cheba era diventato invece punto di incontro anche per i politici.
«Ero là da 11 anni – aggiunge Sfettina – e avevo un contratto a tempo indeterminato. Sapevamo che la concessione doveva durare fino al 31 dicembre del 2019, il 13 novembre quando sono scattati i rilievi dell’AsuiTs il titolare ci aveva messo in ferie e poi il 13 dicembre sono stata contattata di nuovo e mi hanno detto che il 31 si chiudeva tutto. Vi lascio immaginare che bel Natale è stato per me e la mia famiglia. In questo momento non so quale sarà il nostro futuro e non so neanche cosa fare visto che non ho nessuna carta in mano se non la comunicazione orale del commercialista del mio titolare».
Il contratto di gestione dei bar era stato rinnovato il 2 gennaio 2014. La speranza per le ex dipendenti è che in caso di una nuova gara venga garantita la continuità occupazionale, una ipotesi che al momento appare complessa visto che non è neanche certo che l’amministrazione decida di riaprire i locali. «Dispiace – rileva Sfettina – perché in questo paese dovrebbe essere garantito il lavoro, come dice la nostra Costituzione, noi invece dal 13 dicembre ci siamo trovate di punto in bianco per strada visto che un mese prima sembrava che si sarebbe trovata una soluzione. Al momento comunque non ho sentito nessun consigliere comunale dire niente anche se c’è stato un po’ di passaparola visto che ho informato le persone che lavorano nei gruppi».
In ogni caso ai consiglieri è stata inviata una mail nella quale si comunica che: «In vista della prossima ripresa dei lavori consiliari, si informa che il servizio bar interno ha cessato l’attività in data 31 dicembre 2018. Nel corso dei lavori d’aula, dunque, non sarà attivo alcun punto di ristoro». Per fare politica a questo punto non resta che l’aula. –
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