Istituto per ciechi Rittmeyer di Trieste commissariato dalla Regione: «conti non affidabili»

Rilevati problemi sui bilanci e sulla gestione. Contabilità non aggiornata alle nuove prescrizioni
Laura Tonero
L’edificio e il giardino dell’Istituto per ciechi creato nel 1913, grazie alla munifica donazione della baronessa Cecilia de Rittmeyer foto Andrea Lasorte
L’edificio e il giardino dell’Istituto per ciechi creato nel 1913, grazie alla munifica donazione della baronessa Cecilia de Rittmeyer foto Andrea Lasorte

Bilanci del 2022 e del 2023 non messi a disposizione della Regione. Utenti che faticano a ottenere le fatture per pagare le rette. Il consiglio di amministrazione che autorizza la vendita della quota di un alloggio di via D’Azeglio, senza comunicare nulla all’amministrazione regionale.

Sono alcuni degli elementi che hanno spinto la Regione a commissariare l’istituto regionale per i ciechi Rittmeyer, dal 1913 punto di riferimento per le persone non vedenti. Commissario è l’avvocato Lorenzo Capaldo. È stato così sciolto il cda composto dal presidente Hubert Perfler, i vicepresidenti Ralph Rocktaeschel e Vincenzo Zoccano, e dai consiglieri Marino Attin e Andrea Sossi.

Il Rittmeyer è una delle tre aziende pubbliche di servizi alla persona (asp) di Trieste, assieme a Itis e Prosenectute. I componenti del cda sono nominati dalla Regione, dal Comune, dall’Unione italiana ciechi e dalle Comunità evangeliche di confessione augustana ed elvetica.

Va tenuto in considerazione che, come disposto dalla legge regionale 19 del 2003, nelle more del processo di riordino delle asp, a partire dall’esercizio del 2022, le aziende devono adottare la contabilità economica patrimoniale. Cosa che il Rittmeyer non ha fatto, continuando invece ad adottare un regime di contabilità finanziaria.

«Di conseguenza i dati riportati nei bilanci relativi agli esercizi del biennio 2022-2023 non sono affidabili – così l’assessore regionale alla Salute Riccardo Riccardi – in quanto si riferiscono appunto alla contabilità economica finanziaria. Non si riesce a verificare la consistenza del patrimonio aziendale e il relativo valore economico».

Una situazione complessa, che la Regione sollecita di sistemare da oltre un anno. E Riccardi precisa che «non ci siamo basati solo su questo nel decidere di commissariare l’azienda: sono emerse altre preoccupazioni. Abbiamo provato in tutti i modi ad accompagnarli, ma alla fine è nata questa necessità».

Ora il commissario Capaldo, un avvocato dello Stato, «dovrà fare una ricognizione della situazione – illustra ancora l’assessore – e poi, quando il quadro sarà chiaro, saremo in grado di capire quello che oggi non conosciamo e decideremo come procedere».

Il commissariamento non ha sorpreso alcuni fornitori dell’istituto, che testimoniano anche di ritardi nei pagamenti. Che vi fossero delle difficoltà di gestione, era emerso già a inizio anno, quando proprio Il Piccolo aveva scritto di gare per appaltare il servizio di ristorazione per gli utenti dell’istituto andate a vuoto. Con il Rittmeyer che si era visto costretto allora a rifornirsi al buffet “Al gatto nero” di strada della Rosandra e al bar gelateria Pipolo di Barcola.

Ieri – sabato 14 settembre – non è stato possibile raggiungere telefonicamente il presidente Perfler.

Il vice presidente Zoccano invece non si sottrae alle domande. «Se ci sono dei ritardi nella presentazione di documenti – dichiara – questo non è imputabile agli organi di indirizzo politico: queste deleghe erano in capo al direttore generale (Elena Weber, ndr)» . Zoccano aggiunge di avere «massima fiducia nella Regione e del commissario, che sono certo che farà il possibile per l’ente, per il quale provo affetto».

Il vicepresidente ci tiene precisare che quelli sollevati sono «problemi regolamentari: il bilancio del Rittmeyer è pulito».

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