Iva e dogana sulle barche, la Croazia incassa 40 milioni

FIUME. È stata una procedura, varata dalla Direzione dogane del ministero delle Finanze, che ha irrobustito il bilancio statale croato per 303 milioni di kune, circa 40 milioni e 40 mila euro. Parliamo dei proprietari di unità da diporto che avevano il dovere, fino allo scorso 31 maggio, di regolare lo status fiscale e doganale dell’imbarcazione, nell’ambito del procedimento d’importazione temporanea in Croazia.
Un obbligo derivante dal fatto che il primo luglio la Croazia aderisce all’Unione europea e dunque diviene parte dell’unione doganale dell’Europa comunitaria. Per tale motivo gli armatori, in conformità alle normative doganali Ue, dovevano presentare la dichiarazione doganale per la libera circolazione dei natanti, pagando la dogana e l’Iva. A passare dalla bandiera d’oltreconfine a quella croata sono state 4130 imbarcazioni, del valore di 4 miliardi e 400 milioni di kune (587 milioni di euro), per i quali i loro titolari hanno sborsato 76 milioni di kune di dogana (10,1 milioni di euro) e 227 milioni di Iva (30,3 milioni di euro).
A questi titolari è stata computata l’aliquota Iva del 5 per cento, con i loro scafi iscritti ora al Registro navale croato. Battono insomma bandiera croata. Ci sono però centinaia di imbarcazioni i cui titolari stranieri hanno preferito lasciar perdere, non regolando il loro status fiscale e doganale in Croazia. Dal primo luglio, questa categoria avrà comunque il dovere di avere le carte in regola, fissando lo status doganale e fiscale del natante da diporto e lo dovrà fare in Croazia o nei rimanenti Paesi membri dell’Europa unita.
Ma da quella data la libera circolazione per le unità da diporto comporterà in Croazia il versamento dell’Iva al tasso del 25 per cento. L’entrata dei 303 milioni di kune rappresentano un bel bocconcino per la Croazia, Paese stremato da una grave crisi economica: in pratica, si è di fronte ad un terzo del bilancio del ministero della Cultura, oppure alla somma che serve a garantire studi gratuiti agli studenti che danno per tempo gli esami.
Quanto versato dai diportisti d’oltreconfine non si ferma qui, a detta di Branimir Madjer, responsabile del Settore turismo della Camera dell’Economia croata, d’ora innanzi i titolari dovranno pagare le tasse per le loro imbarcazioni come lo fanno i cittadini croati, tra cui va citata la patrimoniale. «Queste persone – ha aggiunto Madjer – sono equiparate ai nostri cittadini e per legge dovranno pagare le imposte per le loro barche. Nulla di strano, insomma, e ne guadagneranno lo Stato ed altre istituzioni».
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