«Kemica ferma a causa della burocrazia»

Il legale dell’azienda, Mauri: «Stiamo perdendo soldi a causa del sequestro. Il nostro progetto è fermo in Provincia»

SAVOGNA. La produzione è ferma, ma all’interno della Kemica i camion continuano a entrare e uscire per scaricare le materie prime e, dove si può, si continua a lavorare in attesa che la Procura della Repubblica di Gorizia decida il dissequestro dell’impianto. Da quanto è stato possibile apprendere ieri, la questione è puramente formale. Tutto ruota intorno ai camini. Anche se dalla fabbrica escono soltanto acqua calda e vapore - perché il processo produttivo riguarda solo l’applicazione su fogli di carta di colla vinilica (comunque non prodotta a Savogna e composta al 50% d’acqua) -, sui punti d’uscita dei fumi mancano i rilevatori per l’analisi degli scarichi aerei. Costo dell’operazione: seimila euro circa. Un’inezia rispetto alle perdite a doppio zero che l’azienda di Savogna sta subendo per la mancata produzione di questi giorni. Come spiega l’avvocato Raffaele Mauri, la proprietà tedesca è pronta a realizzarli. «Attendiamo solo che la Provincia di Gorizia ci sottoponga il progetto per dare il nostro assenso, poi i documenti torneranno alla dottoressa Bossi che dovrà dare il via libera del Tribunale così noi potremo finalmente intervenire. Certo è che la proprietà non è entusiasta della burocrazia italiana. Non riesce a capirla».

Il legale della Kemica ricorda che il Noe, il nucleo operativo ecologico dei carabinieri, aveva effettuato i controlli sulla fabbrica nel luglio dello scorso anno. La proprietà si sarebbe aspettata delle osservazioni allora, osservazioni che avrebbero comportato delle richieste di intervento da realizzare entro una certa data, non certo un sequestro a distanza di otto mesi.

La Kemica oggi conta 32 dipendenti. Tra questi c’è chi ricorda che da quando due anni fa il gruppo Poli-tape ha acquisito l’impianto isontino, su Savogna sono stati effettuati soltanto investimenti e che questo stop alla produzione rischia di far perdere clienti a una realtà che è un fiore all’occhiello dell’imprenditoria isontina: «Vendiamo dal Messico all’Australia», ricordano i lavoratori spinti da un moto d’orgoglio, misto all’amarezza del momento. L’azienda produce la carta per gli adesivi. Riguardo agli investimenti, una conferma arriva anche da uno dei vicini. «È vero – dice uno dei residenti di Rupa -, lo scorso anno i camini sono stati sistemati». L’unica lamentela riguarda i rumori delle ventole di areazione: disturbano il sonno di qualcuno, ma i rilevamenti effettuati hanno sempre confermato che non viene superata la soglia di legge.

Stefano Bizzi

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