La Biblioteca Isontina adesso può acquistare i libri di Michelstaedter

di Alessandro Mezzena Lona
Per cinque mesi solo silenzio da Roma. Ma adesso, finalmente, il ministero dei Beni culturali si è fatto sentire. Ha concesso un finanziamento di 17 mila euro, così i libri di Alberto e Carlo Michelstaedter non andranno dispersi. Non finiranno in qualche collezione privata. No, verranno acquistati dalla Biblioteca Statale Isontina di Gorizia. Quei 270 volumi e fascicoli di riviste, ritrovati dal libraio antiquario della “Drogheria 28” e studioso Simone Volpato nella collezione dell’avvocato Cesare Pagnini a Trieste, andranno a completare il già importante fondo dedicato al filosofo morto suicida il 17 ottobre del 1910.
Molti collezionisti si erano fatti avanti. «Offrivano tanti soldi per i libri di Carlo, ma volevano lasciarmi quelli del padre, Alberto - racconta Simone Volpato -. Io, in realtà, fin dall’inizio ero intenzionato a non dividerli. Ho preferito aspettare e, adesso, sono felice di vendere alla Statale Isontina».
A Gorizia, Paula Michelstadter, l’amatissima sorella dell’autore de “La persuasione e la rettorica”, aveva donato già molti anni fa le carte, 200 lettere, sette album di schizzi e disegni appartenuti al fratello Carlo. «E anche sette libri, tra cui un’edizione delle opere di Giacomo Leopardi, una Bibbia - dice Marco Menato, direttore della Biblioteca Isontina -. Adesso, questo nuovo ritrovamento arricchirà il fondo».
Già si può ipotizzare, per il 2014, una prima mostra per presentare almeno in parte i libri ritrovati. «Qualcuno, forse, avrà bisogno di piccoli restauri, dovranno essere catalogati - dice ancora Menato -. Ma con Sergio Campailla, il massimo studioso di Michelstaedter, si era già parlato di alcune iniziative da fare al più presto».
I libri di Michelstaedter sono rimasti per lungi anni dimenticati in un palazzo di Trieste. Nella bella casa, in piazza della Borsa, abitata fino al novembre del 1989 da Cesare Pagnini. L’avvocato, intellettuale e studioso, che era stato podestà della città durante gli anni peggiori della seconda guerra mondiale, dal 1943 al 1945. Finito sotto processo con l’accusa di collaborazione con i nazisti, e uscito poi con un’assoluzione piena. Anche se era stato lui uno degli animatori della rivista “La Porta Orientale”, che pubblicava sconcertanti articoli decisamente antisemiti.
Dentro la babelica biblioteca di Pagnini, a ritrovare il fondo Michelstaedter è stato Simone Volpato. Padovano di nascita ma triestino d’adozione, editore e ricercatore all’Università di Udine e Trieste, ha individuato 270 volumi di cui 57 erano senza dubbio di Carlo, mentre gli altri appartenevano al padre Alberto. L’agente di commercio diventato poi responsabile delle Generali a Gorizia. Quel padre che l’autore della “Persuasione e la rettorica” rappresenterà in due emblematici disegni come una sorta di Sfinge. E santificato nell’assunzione al cielo, ma con un’inaspettata gonna e i tacchi alti.
Un libraio d’eccezione era stato il tramite, nel 1951, tra Paula Michelstaedter, unica della famiglia sfuggita all’orrore di Auschwitz, e Cesare Pagnini. Ovvero l’Umberto da Montereale, pseudonimo del poeta Umberto Saba, che il giovane filosofo aveva ritratto a Firenze nel 1905. Aggiungendo al disegno la scritta: «Tutto è bello: anche l’Uomo col suo Male. Da Beethoven».
«Curioso che Saba, segnalando a Pagnini il possibile acquisto dei libri, scriva che ha avuto la possibilità di entrare in possesso di una biblioteca goriziana di uno scrittore-filosofo e non dica il nome», spiega Sergio Campailla, docente universitario e scrittore, che ha visionato a Trieste i libri ritrovati.
Lui, che ha il merito di essere riuscito a recuperare le carte inedite, i disegni e dipinti di Michelstaedter, tracciando un profilo del tutto nuovo, nitido e affascinante del filosofo morto a 23 anni, ricorda che Saba proseguiva nel suo scritto a Pagnini: «Lo conobbi a Firenze anni addietro». E aggiungeva: «La biblioteca mi pare molto interessante. Siccome il prezzo richiesto è alto, io mi attivo se Lei è interessato (se passa in Libreria le spiego la tragica storia sua e della sua famiglia, molto simile alla mia)».
Un destino, quello di Michelstaedter, che Saba sentiva molto vicino. Anche se i loro due percorsi di vita erano stati profondamente diversi. Ma l’essere ebrei tra mille dubbi e mille contraddizioni, il ritrovarsi vittime dell’odio antisemita, aveva sicuramente fatto breccia nel poeta del “Canzoniere”.
Così, quella parte della biblioteca goriziana, salvata grazie ai vicini di casa, passata di mano in mano e poi portata con devozione dalla sorella Paula in Svizzera, approdò a casa Pagnini nel ’51. Nessun problema per il pagamento, tanto che il poeta chiosava: «Fossero così solerti i bibliofili-mangiatori di libri».
Certo, in casa Pagnini non arrivarono tutti i libri di Carlo. E Campailla, che nel 2010 ha svelato nel volume pubblicato da Marsilio “Il segreto di Nadia B.”, la musa di Michelstaedter che mise in scena uno spettacolare suicidio in pubblico, dice subito che mancano gli scrittori russi e Karl Marx, sicurameente gli amati presocratici, da Parmenide a Eraclito a Democrito, e poi Henrik Ibsen e anche i vocabolari.
Però, tra i volumi e le carte, si possono individuare traiettorie precise per entrare un po’ più a fondo nel mistero di un ragazzo di genio che decise di spararsi dopo una lite furiosa con la madre, Emma Coen Luzzatto. Mentre il suo tempo era ancora straordinariamente pieno di progetti, idee, cose da scrivere.
Ci sono diversi testi che marcano l’interesse di Michelstaedter per il territorio della Venezia Giulia e dell’Istria, per l’alpinismo. Ma anche numeri della “Voce”, tra cui uno in particolare, del maggio 1909, con un articolo di Benedetto Croce sull’«Infinito della filosofia». Titolo fumoso e perfetto per confermare il giovane Carlo nella sua diffidenza verso il pensatore partenopeo.
I classici sono ben rappresentati. C’è il Petrarca del “Canzoniere” e dei “Trionfi” con il commento di Giacomo Leopardi. C’è il Manzoni dei “Promessi sposi” e Dante, il poeta patriota amato soprattutto dal padre. Non mancano “Le ultime lettere di Jacopo Ortis” di Ugo Foscolo, il romanzo per eccellenza sul tema del suicidio con i “Dolori del giovane Werther” di Goethe. E poi, il Boccaccio del “Decamerone”, Carducci studiato da Giuseppe Picciola.
Interessante la Bibbia nella versione di Samuele Davide Luzzatto, che sottolinea il rapporto conflittuale con le origini ebraiche. Da segnalare anche le monografie su Franz Stuck e Max Klinger, arricchite dai disegnini di Carlo, artista tra gli artisti, ma mai troppo considerato. Un piccolo gioiello di carta.
alemezlo
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