La Bottiglieria Montagner saluta anche le irriverenti etichetta dei dittatori

Il negozio di liquori di via delle Monache chiuderà il 31 dicembre  È stato un punto di riferimento per chi cercava prodotti particolari 
Bumbaca Gorizia 12.11.2020 Cappellaia via Rastello e Montagner negozio liquori insieme © Foto Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 12.11.2020 Cappellaia via Rastello e Montagner negozio liquori insieme © Foto Pierluigi Bumbaca

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Per decenni si sono guardati, ognuno dal proprio lato della stretta via delle Monache, all’angolo con via Rastello, con quelle vetrine ammiccanti, originali e cariche di tradizione che erano diventate quasi dei simboli del centro storico goriziano. Ora spariranno assieme, come fosse un segno del destino. O più probabilmente, semplicemente, dei tempi. Già, perché oltre al negozio di cappelli di via Rastello, chiuderà a fine anno (e c’è anche una data già cerchiata sul calendario, il 31 dicembre) pure la Bottiglieria Montagner Angelo di via delle Monache, per quasi mezzo secolo autentico punto di riferimento per gli appassionati e gli intenditori di vino, liquori e distillati, ma anche per chi era alla ricerca di un regalo o un presente di qualità, magari raro, di certo diverso dal solito.

Irriverente, pure, come quelle bottiglie di vino con alcuni personaggi storici quantomeno “scomodi” sull’etichetta: da Mussolini a Stalin, passando per Tito o Francesco Giuseppe. Che, negli anni, attirarono anche polemiche sulle vetrine affacciate su quello che era uno dei salotti buoni della città. «Vero, le ricordo bene, polemiche che si riproponevano ciclicamente, anche se erano più rivolte all’azienda produttrice del vino che a me che vendevo le bottiglie – scherza oggi Angelo Montagner, a poche settimane ormai dal commiato dai suoi clienti –. Ma, a dire il vero, finivano per essere tutte quasi una pubblicità, e non erano in pochi a venire qui proprio per comprare una di quelle bottiglie, dopo averne sentito parlare».

Angelo, 65 anni, chiude, in primis, perché ormai da febbraio ha raggiunto la meritata pensione. Ma, è innegabile, anche perché continuare a lavorare davvero non rende più. «È così per tutti, anche per le attività di nicchia come la mia – spiega –. Il mondo è cambiato, e oggi il commercio è sempre più quasi esclusivamente sul web o nei grandi magazzini. E il Covid, adesso, non ha certo aiutato. Così i pochi clienti che restano, gli amatori diciamo, non compensano i costi fissi che continuiamo ad avere». Era tutto molto diverso in passato. Angelo rilevò 44 anni fa la bottiglieria allora gestita da un titolare veneto, che si trovava sempre in via delle Monache, ma nel tratto più vicino a via Marconi. Poi, nel 1992, il trasferimento nella sede attuale. «Lavoravamo moltissimo con clientela italiana ma anche slovena – ricorda –, proponendo prodotti per tutti i gusti e tutte le tasche: bottiglie d’annata o confezioni regalo, vetri soffiati, liquori speciali differenti dalle produzioni di massa. Quel che nella grande distribuzione non si trovava». Un “patrimonio” fatto di almeno mille pezzi differenti, in un negozietto stipato di bottiglie e bottigliette dove si respira ancora un’atmosfera autentica.

«Cosa ne sarà di tutto questo? Beh, conto di vendere una buona parte dei prodotti di qui a fine anno – spiega il titolare –, poi il resto, pagata l’Iva, vedrò di smistarlo tra gli amici. Porterò con me per sempre invece tanti ricordi e i rapporti umani creati in questi anni». I locali, invece, potrebbero andare in affitto, magari a qualcuno che cerca un ufficio. Difficilmente un negozio. «Se devo essere sincero, sarei io il primo a sconsigliare chi me lo chiedesse – ammette con rammarico Angelo –. Amo queste vie, ma i tempi sono cambiati, e non riesco ad essere ottimista sul futuro del commercio in questa zona». –

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