La causa dei 222 soci Coop parte con il freno tirato

La giustizia, “super partes” per definizione, non guarda in faccia nessuno. Altrettanto vero è che il tempo, inesorabile a sua volta, non aspetta nessuno. Il prodotto dei due fattori è il timore (covato per banalissime questioni anagrafiche da buona parte di quei 222 soci Coop che hanno deciso di far causa alla Regione per chiederle di risarcirli integralmente dei loro risparmi, imputandole di non aver vigilato a dovere sulla malagestione delle Operaie che nell’ottobre del 2014 portò al blocco giudiario dei loro libretti) di non farcela ad aspettare una sentenza attraverso la quale sperano di poter vivere un riscatto morale, prima che economico. Bando agli scongiuri, e pure all’emotività, la fredda cronaca delle ultimissime ore dice semplicemente che potrebbero volerci due anni, almeno, per l’epilogo - e per giunta solo quello in primo grado - di tale contenzioso. Troppo complicata la materia in ballo, così ha inteso il Tribunale di Foro Ulpiano, per trattarla per le vie brevi consentite dal Codice.
Ieri, infatti, in occasione della prima udienza riguardante il ricorso in sede civile dei 222 risparmiatori Coop rappresentati dall’avvocato Mario Reiner (che reclamano appunto dalla Regione il rimborso della differenza tra la somma complessiva presente nei loro libretti al momento del commissariamento delle Operaie e quella recuperata attraverso le procedure di liquidazione portate avanti dall’avvocato Maurizio Consoli, oggi attorno al 70% e proiettata a un massimo teorico di poco superiore all’80%, come da concordato preventivo) il giudice preposto all’esame della causa, Francesco Saverio Moscato, ha deciso di convertire il procedimento dal cosiddetto rito sommario chiesto originariamente dai ricorrenti - l’equivalente del rito abbreviato in sede penale - in quello ordinario. Il magistrato ha accolto così l’istanza avanzata dal collegio difensivo della Regione stessa, composto da Ettore Volpe e Daniela Iuri dell’Avvocatura regionale e dal professor Fabio Padovini, il luminare esterno di diritto civile incaricato di tutelare nella fattispecie la posizione dell’ente pubblico. Ente che in linea ad oggi puramente astratta - qualora tutti e i 17mila titolari di libretto Coop facessero ricorso e lo vincessero - si troverebbe nelle condizioni di dover scucire non meno di venti milioni.
La battaglia legale tra risparmiatori e Regione parte dunque con il freno a mano tirato, per l’amara constatazione di molti dei soci (una sessantina in tutto, si legga a destra) che si in mattinata si erano dati appuntamento nel corridoio del piano terra di Foro Ulpiano davanti all’ufficio del giudice Moscato. «Moriremo prima della sentenza», ha sospirato affranto qualcuno. «Questa causa rischia di protrarsi così a lungo che nel frattempo morirà almeno un 10% dei diretti interessati», è stata una delle prese d’atto proferite da Patrizia Rosso, portavoce iperattiva del Comitato tutela soci Coop.
«C’è una delusione serpeggiante, inutile nasconderlo», ha ammesso a fine udienza l’avvocato Reiner una volta assorbito l’assalto di giornalisti e assistiti. «È stata disattesa ed è sfumata - ha aggiunto - una risposta che si sperava potesse essere diversa. Sicuramente la sentenza non potrà arrivare quest’anno, e molto probabilmente neanche l’anno prossimo. Un paio d’anni d’attesa almeno di certo non induce all’ottimismo. Avevamo scelto l’opzione del rito sommario perché l’ordinamento ci offriva l’opportunità di poter avere al caso una risposta rapida ed efficace. Così invece dobbiamo adeguarci ai tempi della giustizia che conosciamo, con la conseguenza che non tutti i soci, visto che tra di loro ce ne sono pure di molto anziani, potrebbero non vedere arrivare la sentenza. Lo considero un peccato perché avevamo l’occasione di dimostrare che la giustizia può funzionare in tempi rapidi».
L’argomento tuttavia, secondo il giudice Moscato, è talmente complesso che va sviscerato evidentemente con le dovute cautele, dando la possibilità alle parti - come richiedeva la Regione - di approntare memorie e repliche circostanziate, a cominciare dalla prossima udienza fissata per il 14 aprile. Solo da allora si entrerà nel merito, addentrandosi negli scomodi meandri di un contenzioso che da una parte trova l’ente pubblico precisare che gli stessi risparmiatori «hanno sottoscritto una operazione di finanziamento che di per sé non poteva e non può non presentare profili di rischio intrinseco», al punto che «c’è da chiedersi come mai per tutti questi anni non abbiano posto in essere, in qualità di soci, alcuna azione a tutela dei propri interessi», mentre dall’altra i ricorrenti si appellano alla legge regionale sulla vigilanza del comparto cooperativo, chiedendosi perché dal 2012 in poi, nonostante esposti di soci e revisioni straordinarie di periti esterni mai arrivate al timbro ultimo della certificazione, la Regione non avesse mai preso commissariato le Operaie, lasciando che a farlo fosse il potere giudiziario nell’ottobre del 2014.
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