La chiesa di San Giovanni in Tuba allagata dal Timavo: «Serve un impianto contro acqua e fango»
Il parroco La Gioia: «Nell’ultimo anno già quattro episodi». L’Arcidiocesi di Gorizia cerca i fondi per la chiesa di Duino

Un impianto per difendere dall’acqua la storica chiesa di San Giovanni in Tuba, sempre più spesso soggetta ad allagamenti originati dalla presenza, a pochi metri di distanza, delle foci del Timavo. È questo il progetto al quale si sta dedicando don Fabio La Gioia, parroco di San Giovanni in Tuba, oltre che delle chiese di San Giovanni Battista, a Duino, e di San Francesco d’Assisi a Sistiana.
«Nell’ultimo anno – spiega il sacerdote, che è dal 2018 alla guida delle parrocchie della zona, di cui è stato anche responsabile dell’Unità pastorale – la chiesa purtroppo è stata allagata quattro volte, anche perché il cambiamento del clima sta provocando spesso grandi piogge, con la conseguenza del fenomeno dell’acqua alta nel Timavo, che poi esonda arrivando all’interno dell’edificio sacro».

Si crea così una situazione problematica, con il fango che copre il pavimento in pietra della chiesa, testimone di secoli di storia ed elemento di notevole interesse artistico. «Abbiamo una squadra di volontari che puntualmente puliscono la chiesa dopo il verificarsi di questi fenomeni – riprende don La Gioia – ma l’Arcidiocesi di Gorizia, dalla quale dipendiamo, ha già intrapreso la strada che porterà alla realizzazione di opere che renderanno la chiesa impermeabile agli allagamenti, perché è necessario intervenire radicalmente».
Certo, bisognerà avere pazienza e cercare i finanziamenti, ma con l’apporto della Regione e l’utilizzo di una parte dei fondi che si creano con l’8 per mille, si conta di farcela.

La chiesa, aperta ogni giorno dalle 10 all’imbrunire, è ricercata meta di turisti e appassionati di architettura. Essa costituisce un notevole esempio di stile gotico e fu costruita per volere dei conti di Walsee, signori di Duino, tra il 1399 e il 1472. Nello stesso suggestivo sito, in precedenza, si trovava un tempio pagano, di cui rimangono testimonianze epigrafiche, riutilizzate negli edifici successivi e tuttora visibili nell’area. Accanto alla Chiesa fu eretto in seguito un monastero benedettino, centro dell’opera missionaria di evengelizzazione condotta dai monaci presso le popolazioni slave.

Il toponimo “Tuba” deriva forse dal latino tumba, in considerazione delle lapidi rinvenute nel sito, o dal vocabolo latino tuba, che designa un condotto naturale o artificiale delle acque, in relazione al vicino fiume sotterraneo.
«La chiesa – aggiunge il parroco – è sede di matrimoni, che però vi possono essere celebrati solo se gli sposi sono residenti nel territorio comunale, come da disposizione dell’Arcidiocesi, e con regolarità ospita esibizioni musicali e di cori».
Le messe sono celebrate in occasione delle principali festività del calendario cattolico, come il Natale e la Pasqua o per particolari anniversari. Di certo, San Giovanni in Tuba, chiesa alla quale si può arrivare anche a piedi, partendo dal Villaggio del Pescatore, percorrendo un sentiero nel verde, lungo il quale è collocata un’edicola, che contiene una statua della Madonna, è nel cuore dei credenti della zona, proprio per la sua valenza storica e architettonica. —
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