La classe operaia va in paradiso. E a teatro Guanciale & Co. svelano lo spettacolo

TRIESTE Affollatissimo ieri il Caffè Rossetti in occasione dell’incontro-intervista al cast dello spettacolo “La classe operaia va in paradiso”, basato sul celebre film di Elio Petri. A interpellare attori, sceneggiatori e interpreti è stato il direttore dello Stabile Franco Però che – quasi nelle vesti di giornalista – con le giuste domande ha consentito alla folta platea di conoscere e ascoltare le voci di chi ha contribuito alla costituzione di questa sceneggiatura, «un cantiere aperto», frutto dell’intuizione di Lino Guanciale. Ed è proprio grazie all’attore romano – protagonista nello spettacolo di prosa e già acclamato nel Triestino per la fiction “La porta rossa” – che il progetto ha preso il via: l’idea proposta al regista Claudio Longhi è stata sviluppata e trasposta dalla pellicola di Petri del ’71, grazie anche al fondamentale apporto dello scrittore Paolo Di Paolo. Ma non solo.

«”La classe operaia va in paradiso” non è un adattamento della sceneggiatura storica, bensì è una sorta di cantiere aperto», ha spiegato Guanciale: «Sono piovute dentro tante cose, le diverse stesure della sceneggiatura, gli inserti narrativi di testi che servono per inquadrare il paesaggio letterario e culturale dell’epoca, le canzoni di Fausto Amodei, le battute tratte dalle conversazioni tra spettatori di allora e di oggi».

Un’originale rivisitazione, dunque, che attrae soprattutto per le sfumature attuali. Ma può un’operazione teatrale ambientata nel passato raccontare l’attualità e portare a un cambiamento? Questo l’obiettivo. Lo spettacolo pone comunque in evidenza anche il contesto culturale della fine degli anni ’70, con le contestazioni studentesche e sindacali, e porta in scena addirittura il processo creativo del film, con i personaggi del regista e dello sceneggiatore e i loro scambi ideologici.
«Mi piaceva l’idea di far entrare gli spettatori nel tempo della creazione», così Di Paolo: «Ripensare il film per il teatro significa letteralmente costringerlo nel presente. È tutto al presente, anche l’operaio che ho inventato per il prologo, un trisavolo che già contiene le generazioni future. Una specie di Karl Marx che riflette sulle condizioni di lavoro degli operai di Amazon». In 80 hanno preso parte all’incontro, tra cui 20 lettori della community “Noi Il Piccolo”: per loro posto riservato in tribuna d’onore.—
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