La Croazia chiude le frontiere con la Serbia. Decine di profughi già in Slovenia FOTO

ZAGABRIA. La Croazia capitola in sole 36 ore sotto i “colpi” della marea di rifugiati che dalla Serbia si è riversata verso Ovest, cercando così di aggirare il muro dell’Ungheria, nel proprio lento ma inesorabile percorso verso la Germania e i Paesi del Nord Europa. Zagabria ha chiuso tutti i valichi di frontiera con la Serbia, secondo quanto riferisce l'agenzia di stampa serba Tanjug. Alla chiusura annunciata in precedenza dei valichi di Ilok, Ilok 2, Principovac, Principovac 2, Tovarnik, Erdut e Batina, si è aggiunta anche quella di Bezdan. Al momento della chiusura, al valico di Bezdan si trovavano un centinaio di migranti che non sono riusciti a passare e sono stati condotti con un autobus in un vicino centro d'accoglienza.
Nelle ultime ore dalla frontiera tra Croazia e Ungheria arrivano notizie contrastanti e poco chiare. I magiari, come vedremo più sotto, hanno iniziato a costruire un nuovo pezzo di reticolato, ma nel frattempo hanno permesso ad alcune centinaia di profughi di passare, imbarcandoli - sotto la stretta sorveglianza di uomini armati - su alcuni pullman diretti al confine con l'Austria.

La circolazione dei treni fra Belgrado e Zagabria è stata sospesa a causa della chiusura dei valichi di frontiera fra i due Paesi. Ne hanno dato notizia i responsabili delle Ferrovie serbe a Belgrado, come riferisce l'agenzia Beta. È regolare invece il collegamento con autobus fra Belgrado e Zagabria.
L'Ungheria intanto ha esteso ad altre due regioni meridionali lo stato di emergenza proclamato nei giorni scorsi in alcuni distretti del Paese a causa del massiccio afflusso di migranti. Come ha detto il ministro degli Esteri Peter Szijjarto, citato dai media serbi, le nuove regioni interessate sono al confine con la Croazia, da dove è cominciato l'afflusso di migranti in Ungheria. Per Szijjarto le autorità croate hanno perso il controllo sul forte flusso di profughi.
Parlando alla radio, il premier ungherese Orban - citato dai media serbi - ha detto che entro oggi la barriera anti-immigrati verrà eretta in una zona critica del confine con la Croazia per una lunghezza di 41 km, dove non vi è un fiume a dividere i due Paesi. «Dobbiamo fare la stessa cosa fatta alla frontiera con la Serbia», ha affermato il premier conservatore ungherese, secondo il quale alla costruzione del nuovo muro "difensivo" lavorano attualmente 600 militari, e che se ne aggiungeranno subito altri 500 e ulteriori 700 nel fine settimana. Al lavoro sono anche centinaia di poliziotti.
A far alzare a Zagabria bandiera bianca sono stati gli oltre 13mila migranti giunti nelle ultime ore in Croazia. Sicento di questi nella serata di giovedì avevano iniziato la loro marcia verso la Slovenia lungo la superstrada che collega la capitale Zagabria al posto di confine di Bregana, dove sono ormai giunti a decine nella mattinata di venerdì, come mostrano le foto dei media locali, attraversando i campi o finanche guadando i torrenti (vedi, per esempio, il sito di Revija Reporter ).
FOTO: Obleganje slovenske meje: migranti čez Sotlo v Slovenijo http://t.co/vOPBOVjpTR pic.twitter.com/EQZn7m10JL
— Revija Reporter (@RevijaReporter) 18 Settembre 2015
Altri 250 sono stati fermati alla stazione di Dobova dalla polizia slovena sul treno internazionale Belgrado-Zagabria-Lubiana. Dovrebbero essere rispediti in Croazia.
La Slovenia ha chiuso il confine con la Croazia e anche quello con L'Ungheria, ma è una blindatura piuttosto permeabile. A Lubiana infuria il dibattito su come comportarsi. Molti politici si sono dichiarati pronti a ospitare personalmente uno o due profughi. "Ma questa lodevole disponibilità - è stato fatto notare - non risolve un bel niente".
Tornando a Zagabria, i migranti disperati ma molto determinati arrivano nella capitale o con gli autobus o sui treni stracolmi provenienti da Tovarnik, al confine con la Serbia, dove hanno anche sfondato il cordone della polizia croata, schierata in tenuta anti sommossa, per raggiungere le ferrovie. Ma ci sono stati anche poliziotti croati che hanno aiutato mamme con bambini ad attraversare il confine serbo.
È una Croazia double face quella che sta affrontando l’emergenza immigrati. Se, da una parte, il ministro Ostoji„ afferma che il Paese ha esaurito le sue capacità di accoglienza e ha chiesto uno stop negli arrivi di migranti, dall’altra ci sono i cittadini di Sisak che sulle case issano lo striscione «Welcome refugees» e sotto in croato «anche noi siamo stati profughi», riferendosi agli avvenimenti della guerra nella ex Jugoslavia dal 1991 al 1995. Con i sindaci di molte città pronti a offrire il possibile per aiutare la gente in fuga dalle guerre.
La Croazia “ufficiale”, come detto, però la pensa diversamente. Il ministro degli Interno Ostoji„ afferma che il Paese farà il suo dovere come Stato membro dell’Unione europea e si regolerà in base alle normative comunitarie. Solo 24 ore prima il premier Zoran Milanovic aveva affermato che la Croazia favorirà un corridoio verso Austria e Germania dei rifugiati. A ricordare a Milanovic gli obblighi derivanti da Dublino 3 ci ha pensato il premier austriaco Werner Faymann che è giunto ieri mattina a Zagabria. Poi ha fatto tappa anche a Lubiana dove ha avuto un incontro riservato con il primo ministro sloveno Miro Cerar. Al termine solo dichiarazioni di facciata e non ammesse le domande dei giornalisti. Sta di fatto che il governo di Lubiana ha rinviato la sua sessione prevista per oggi a domenica alle 10 «per l’emergenza rifugiati» come si legge nel comunicato ufficiale.
E che la Croazia “ufficiale” sia in difficoltà lo dimostra il fatto che il ministro della Difesa, Ante Kotromanovic ha confermato che l’Esercito della scacchiera è in stato di allarme pronto a intervenire laddove la polizia non riuscisse più a gestire la situazione, ma anche pronto a fornire il proprio appoggio logistico fatto di tende e assistenza sanitaria da campo. Tutto ciò è stato letto in chiave molto più patriottica dal capo dello Stato, Kolinda Grabar Kitarovic che ha parlato di esercito pronto a difendere i confini della patria. Ma non dimentichiamo che questo autunno in Croazia ci saranno le elezioni politiche e la campagna elettorale è già partita, anche sulle teste dei migranti, con l’Hdz (centrodestra, leggi la Kitarovic) che accusa il centrosinistra la governo di non saper gestire l’emergenza.
Ma chi, di fronte l’emergenza, sembra molto impreparato è la Slovenia che dichiara di aver pronto un piano operativo, ma poi, se si va a vedere sul campo, non si trova nulla di certo e di definito. Anche perché Lubiana guarda con preoccupazione ai confini con l’Ungheria nel Nordest del Paese al punto che si è pronti a trasformare il campo di speedway di Lendava in una tendopoli per rifugiati e con i controlli confinari sul confine sloveno-magiaro che sono stati riattivati dalla mezzanotte di mercoledì previa comunicazione notturna alla Commissione Ue.
Nella serata di giovedì, comunque, la polizia slovena non sapeva quali fossero le mosse della vicina Croazia. Sono pronti dei centri di accoglienza a Brežice, Crnomelj, Grad, Ilirska Bistrica (Villa del Nevoso) e Lendava (leggi speedway) ma ciascuno di questi non va oltre i 100-300 posti. C’è un gran parlare anche tra i politici di solidarietà degli sloveni nei confronti dei rifugiati anche alla luce di quanto è successo nella guerra che “uccise” la Jugoslavia, c’è una grande movimentazione di mail tra ministeri, ma sul terreno si rischia veramente di essere travolti in un tempo più breve di quanto ha saputo “resistere” la Croazia. Croazia che, in pieno marasma politico-istituzionale, chiede che il flusso dei migranti venga arrestato già al confine tra Grecia e Macedonia, ossia alla radice della cosiddetta rotta balcanica. Mentre c’è chi fa notare che i migranti potrebbero scoprire la lunghezza della costa croata e la sua vicinanza all’Italia. Trovare gli scafisti poi non sarebbe un problema.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo