La Dia: “A Trieste emersi gruppi criminali stranieri attivi lungo la rotta balcanica ”

E’ stata presentata oggi, 27 maggio, dal Ministro dell’Interno al Parlamento la relazione sull’attività svolta e risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia nel 2024, relativa all’analisi sui fenomeni di criminalità organizzata di stampo mafioso

Un momento dell'operazione Chinese Shuttle, coordinata dalla procura di Trieste- Direzione distrettuale antimafia, che ha portato all'arresto di 9 cittadini cinesi per favoreggiamento aggravato dell'immigrazione irregolare, 26 giugno 2024
Un momento dell'operazione Chinese Shuttle, coordinata dalla procura di Trieste- Direzione distrettuale antimafia, che ha portato all'arresto di 9 cittadini cinesi per favoreggiamento aggravato dell'immigrazione irregolare, 26 giugno 2024

Le attività investigative, preventive e repressive, eseguite dalla Dia nel corso degli anni nella provincia di Trieste, sebbene abbiano accertato la presenza di individui, verosimilmente, legati ad organizzazioni criminali di tipo mafioso e attivi in svariati settori illeciti e sempre pronti a permeare l’economia legale triestina, non hanno fatto emergere stabili proiezioni delle mafie italiane nella provincia. 

Cosa dice l’ultima relazione della Direzione investigativa antimafia sul nordest

Questo favorirebbe l’insediamento di altri sodalizi, soprattutto stranieri, anche in considerazione della “strategica” posizione geografica di Trieste, che rappresenta un privilegiato punto di accesso, in Europa occidentale, attraverso la cosiddetta rotta balcanica, utilizzata dai narcotrafficanti e da criminali attive nell’immigrazione clandestina.

E’ quanto contenuto nella Relazione sull’attività svolta e risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia nel 2024, presentata oggi, 27 maggio, dal Ministro dell’Interno al Parlamento e relativa all’analisi sui fenomeni di criminalità organizzata di stampo mafioso.

La relazione a Trieste e in Friuli Venezia Giulia

Trieste

A Trieste le recenti indagini hanno appurato la presenza nel capoluogo giuliano di gruppi criminali stranieri, dotati di una solida struttura organizzativa sia in termini di risorse umane che strumentali.

In particolare, il 22 gennaio 2024, i Carabinieri di Trieste hanno tratto in arresto in flagranza di reato 2 kossovari, pluripregiudicati, responsabili di estorsione ai danni di un imprenditore connazionale, residente nel capoluogo giuliano.

Il 18 maggio 2024, nell’ambito dell’operazione “Chinese shuttles”, la Polizia di Stato ha disarticolato a Trieste un’organizzazione criminale cinese che gestiva l’ingresso irregolare di connazionali in Italia e in altri Paesi europei, attraverso la c.d. “rotta balcanica”.

Le indagini hanno consentito di individuare 77 stranieri irregolari, tra questi anche molte donne ed alcuni minori, trasportati in auto da Serbia, Bosnia-Erzegovina, Croazia e Slovenia fino al confine italiano.

Una volta in Italia venivano prelevati da altri soggetti cinesi e condotti per uno o due giorni in una località in provincia di Venezia, prima di essere accompagnati nelle destinazioni finali in Italia, Francia o Spagna.

Nel corso delle attività, inoltre, sono stati sequestrati 18 veicoli e ingenti somme di denaro.

Gorizia

A Gorizia, così come nel resto della Regione, non si registrano forme stanziali di criminalità mafiosa. Tuttavia, la vivacità economica del territorio  potrebbe attirare, così come appurato dagli esiti di pregresse indagini, le attenzioni di gruppi criminali.

Il 6 febbraio 2024, nell’ambito dell’operazione “Nebrodi 2”(prosieguo dell’indagine “Nebrodi” del 2019), incentrata sulle dinamiche criminali del clan dei Batanesi e dei Bontempo Scavo di Messina, è stato rintracciato a Gorizia un imprenditore, attivo dal 2018 nel territorio isontino nel settore della coltivazione di prodotti agricoli e della produzione di energia, destinatario della misura cautelare della sospensione dall’esercizio di attività imprenditoriali.

Nel periodo in riferimento, a seguito dell’attività di analisi e approfondimento svolta anche dalla DIA, il Prefetto di Gorizia ha emesso due comunicazioni interdittive antimafia nei confronti di altrettanti soggetti.

 

Altra problematica che investe il territorio isontino, non strettamente collegata ai “classici” contesti criminali organizzati, è il fenomeno migratorio.

Sebbene nel periodo di riferimento non ci siano stati eventi tali da suscitare interventi di ordine e sicurezza pubblica, Gorizia e la sua provincia restano una delle porte di ingresso in Europa per stranieri irregolari gestiti, perlopiù, da organizzazioni criminali dedite al traffico di esseri umani.

 

Udine

La provincia di Udine, in passato, è stata interessata dalla presenza di soggetti ritenuti organici agli storici sodalizi di tipo mafioso, quali ‘ndrangheta, cosa nostra e camorra, attivi in svariati settori illeciti.

Si conferma, inoltre, l’operatività sul territorio di alcuni gruppi delinquenziali, composti perlopiù da cittadini stranieri, attivi soprattutto nel traffico di stupefacenti.

Il 9 luglio 2024, nell’ambito dell’operazione “Gaivlis” la Polizia di Stato di Udine ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 2 georgiani ritenuti responsabili di aver favorito la permanenza degli stranieri irregolari nel territorio nazionale e di possesso/fabbricazione di documenti d’identità (validi per l’espatrio e rilasciati da Autorità straniere) contraffatti (nella stessa ordinanza quest’ultima condotta è stata contestata anche ad altre 14 persone).

 

Pordenone

In provincia di Pordenone, dato l’allettante tessuto economico, spesso si assiste ad un pendolarismo criminale che porta alcuni soggetti, affiliati o vicini alle mafie italiane, a estendere i propri affari illeciti in questa provincia.

È quanto emerge da un’attività d’indagine, conclusa dalla Guardia di finanza il 28 marzo 2024 con l’arresto di 18 soggetti, che trae origine dall’attività delittuosa svolta da un imprenditore edile, originario di Casaluce (CE) e trapiantato nel grossetano, il quale attraverso società intestate a suoi prestanomi, una delle quali locata a Sacile (PN) e amministrata da un soggetto italiano residente nello stesso comune, avrebbe reimpiegato capitali illeciti riconducibili ad un esponente del clan dei Casalesi imputato per autoriciclaggio e frode fiscale anche in altre indagini.

L’operazione denominata “Una goccia nel deserto”505, coordinata dalla DDA di Roma e conclusa il 20 maggio 2024 dai Carabinieri di Frosinone, coadiuvati dalla Polizia di Stato, ha acclarato l’esistenza di un’organizzazione criminale dedita al traffico illecito di rifiuti anche mediante il ricorso all’intestazione fittizia di società.

Tre di queste sono risultate ubicate in provincia di Pordenone e una in particolare sarebbe risultata il soggetto economico principale attraverso il quale l’organizzazione criminale perpetrava il traffico illecito di rifiuti.

 

Friuli Venezia Giulia 

L’attività economica regionale, nonostante il periodo storico caratterizzato da una crisi globale, non ha subito un particolare indebolimento rispetto alla ripresa avvenuta nei primi mesi del 2023 frutto, soprattutto, dei risultati positivi derivanti dagli ingenti investimenti finalizzati alla realizzazione di grandi opere infrastrutturali.

I finanziamenti a importanti opere pubbliche, costituiscono una forte attrattiva per le mafie da sempre inclini ad estendere i propri interessi illeciti in territori economicamente appetibili come quello friulano.

L’attività di prevenzione svolta nella Regione dalle Autorità prefettizie ha fatto emergere in alcuni casi la presenza di imprese, prevalentemente attive nel settore delle costruzioni, vicine a organizzazioni mafiose (soprattutto della ‘ndrangheta), inserite nella filiera dell’appalto, non attraverso il regolare utilizzo dei sub affidamenti, bensì, attraverso distacchi di proprio personale presso la ditta aggiudicataria del lavoro pubblico, risultati in non pochi casi irregolari, poiché carenti della motivazione prevista normativamente.

L’analisi degli esiti di alcune indagini concluse nel periodo di riferimento nel territorio friulano evidenzierebbe l’operatività di gruppi delinquenziali, anche stranieri, attivi nelle più svariate e redditizie attività illecite (traffico di stupefacenti, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, estorsioni, riciclaggio).

Pregresse attività investigative avevano documentato la presenza e l’operatività di gruppi delinquenziali non stanziali, ma comunque riconducibili alle tradizionali matrici mafiose di ‘ndrangheta, cosa nostra, camorra e criminalità pugliese, i cui interessi erano rivolti prevalentemente nel settore immobiliare, della ristorazione, edile, estrattivo e del

trasporto in conto terzi.

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