La Finanza scopre 1951 operai irregolari nel cantiere di Fincantieri a Venezia

Controllate alcune società dell’appalto e del subappalto

che operano anche nello stabilimento di Monfalcone

VENEZIA. Paghe irregolari, contratto collettivo nazionale disatteso, cedolini fittizi con “voci artificiose” per corrispettivi mai erogati al dipendente. E, di conseguenza, un notevole flusso di denaro mai confluito nel sistema fiscale nazionale. La Guardia di Finanza di Venezia ha individuato 1.951 lavoratori impiegati nella cantieristica navale irregolarmente inquadrati all’interno del meccanismo a scatole cinesi che gravita attorno al mondo di appalti, subappalti e agenzie interinali. Manodopera in molti casi bengalese, ma anche albanese e dell’Europa dell’Est.

Indotto Fincantieri

La maggior parte delle società e cooperative nel mirino lavorano per cantieri collegati a Fincantieri. Ma non solo. Il flusso di denaro non sottoposto a imposizione né contribuzione è pari a 6 milioni di euro. L’attività investigativa diretta dalla Procura della Repubblica di Venezia alla quale ha collaborato anche l’Ispettorato del Lavoro, ha portato alla luce sistematiche condotte di sfruttamento della manodopera specializzata all’interno dei cantieri navali veneziani e in altre cinque regioni. Un’indagine che parte da lontano, e che vede diversi tronconi sul tappeto, alcuni finiti già in Tribunale, di cui la Finanza fa sintesi, e tira le fila a distanza di qualche anno.

Indagini a Trieste, Monfalcone e Gorizia

Le investigazioni sono iniziate dai cantieri veneziani, ma mano a mano che i finanzieri andavano ad acquisire materiale per decifrare le posizioni, le retribuzioni, i contratti, si sono allargate a tutti i cantieri dove venivano impiegati i lavoratori e dove avevano contratti le stesse società di appalti e subappalti – oltre a Venezia figurano Trieste, Genova, Monfalcone, Gorizia, Ancona e Palermo – le relative sedi e quelle delle diverse società e agenzie interinali con le quali si interfacciavano.

Il meccanismo della paga globale

Sarebbe stato chiarito, in tal senso – fanno sapere le Fiamme Gialle nella nota diffusa ieri – il sistematico ricorso, da parte delle imprese appaltatrici, al meccanismo della cosiddetta “paga globale”: «Il lavoratore veniva retribuito, a prescindere dalle previsioni del contratto collettivo nazionale di settore, con una paga oraria forfettaria, parametrata alle ore lavorate. «La paga lorda veniva riconosciuta a fronte della predisposizione di una busta paga fittizia, recante l’indicazione di voci artificiose – quali “anticipo stipendio”, “indennità di buono pasto”, “bonus 80 euro”». Si parla «di “indennità di trasferta” e “anticipazione Tfr” – di fatto mai erogate al lavoratore dipendente.

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