La giunta regionale incolpa Save per il flop di Ronchi

TRIESTE. Volano stracci, non aerei. L’addio all’ipotesi di vendita dell’aeroporto di Ronchi ai veneti della Save si consuma nel giro di una giornata. Che si chiuderà verso sera quando la società che fa capo a Enrico Marchi, che già gestisce gli scali di Venezia e Treviso, vedendosi accusata dalla giunta Serracchiani di essere l’unica responsabile del fallimento della trattativa, si scoccia per davvero e alla fine volta le spalle: «Abbiamo altre priorità». E così, dalla sala di attesa degli attori del futuro “polo intermodale del Nord-Est”, il Fvg è accompagnato all’uscita. Fuori dalla partita. Venezia, a quanto pare, di Ronchi può fare a meno: da settimane lavora per rinforzarsi con l’acquisizione del 35% della Catullo e, da un po’, guarda con interesse a Lubiana.
Ieri tutto è nato da un’innocua mozione del capogruppo Pdl Alessandro Colautti, sottoscritta da pezzi forti della coalizione di centrodestra. Non da Riccardo Riccardi però, ex assessore alle Infrastrutture, che ha un’idea tutta sua del caso: per lui si deve privatizzare e basta, «perché non si può continuare a mettere soldi pubblici, così l’aeroporto non regge». C’è la firma, invece, di Roberto Dipiazza (Ar), ex presidente dell’aeroporto, convinto che «non dobbiamo fare i servi di nessuno, bastano solo patti chiari e amicizia lunga». Figurano anche Valter Santarossa (Ar), pure lui un ex assessore ai Trasporti, e Renzo Tondo che, da presidente, aveva seguito da vicino l’operazione di cessione dell’80% di quote a Save, l’unica realtà a farsi avanti. Ieri la mozione di Colautti mirava a chiarire le intenzioni della giunta a riguardo: cosa intende fare Serracchiani per ottenere “alleanze strategiche”? Dopo che un mese fa la stessa Santoro aveva detto che la «priorità» per Ronchi è la costruzione del polo intermodale con la linea ferroviaria e non la vendita di azioni. Un’opera, questa, da 10,3 milioni di euro: 6 arriveranno dalla Ue. Sta proprio qui il problema: se si privatizza sfumano i finanziamenti pubblici perché, in tal caso, lo stanziamento si configurerebbe come un “aiuto di Stato”. Per questo l’esecutivo Serracchiani spinge per l’opera, piuttosto che per la vendita.
È toccato a Santoro fornire in aula spiegazioni sul tira e molla con i veneti, quello che innescherà lo strappo. «Da parte della Regione – osserva l’assessore – non c'è stata nessuna iniziativa volta a bloccare la manifestazione di interesse di Save, pervenuta il 15 settembre 2012 né – precisa - eventuali altre iniziative di collaborazione. È lei stessa che non ha dato seguito a quella manifestazione di interesse tanto che il direttore alle Infrastrutture ha disposto un decreto con cui la procedura di evidenza pubblica per la ricerca di un socio è dichiarata deserta per mancanza di offerte. Save - aggiunge - dapprima (a settembre 2012) non ha soddisfatto la richiesta della direzione regionale a presentare la cosiddetta lettera di impegno alla riservatezza, attraverso la quale è possibile accedere ad ulteriore documentazione societaria di Aeroporto Fvg, mentre a novembre 2012, nel corso di una specifica riunione, il delegato di Save riportava alcune criticità nel rispettare la tempistica della procedura». Santoro, quindi, che resta comunque convinta della necessità di attivare collaborazioni «per esaltare il ruolo baricentrico dell'aeroporto», rileva che «il mancato interesse di Save rende ancor più strategico il polo intermodale».
Parole che la società mal digerisce. «Come più volte dichiarato, Save ha presentato la sua manifestazione di interesse (settembre 2012), a cui è seguito un incontro (novembre 2012) – ripercorre la società in una nota – nel corso del quale siamo stati informati di uno slittamento dei tempi dovuto alle elezioni in primavera e alla necessità di fare approfondimenti in relazione al polo e ai fondi europei a esso assegnati. Poi non abbiamo saputo niente». Ecco poi il passaggio che sbarra la strada all’alleanza: «La Società – chiude Save – si mostra sinceramente stupita del comportamento della Regione e avendo altre priorità non esprimerà altri commenti in merito alla vicenda».
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