La Marina Militare “combatte” contro il suo azzeramento

Oggi le navi in servizio sono sessanta ma cinquanta si fermeranno entro il 2025 L’ammiraglio De Giorgi, capo di Stato maggiore: «Al via la costruzione di 33 unità per fermare il declino»

GORIZIA. I marinai italiani come i panda: una razza in via d’estinzione. Ospite a Gorizia dell’Università di Trieste, il capo di Stato maggiore della Marina Giuseppe De Giorgi usa un’immagine diretta per spiegare la tragica situazione in cui rischia di trovarsi la flotta militare italiana in un futuro non troppo lontano. Le navi sono vecchie e vanno sostituite. Delle 80 unità in servizio solo una decina d’anni fa, oggi ne rimangono 60. Di queste, un terzo è normalmente indisponibile a causa delle manutenzioni programmate, un altro terzo è fermo per avarie. Secondo le proiezioni, entro il 2025 saranno 50 le navi oggi in servizio che dovranno fermarsi. Per evitare l’azzeramento della flotta, la Marina ha quindi lanciato un piano di rinnovamento che prevede la costruzione di 33 nuove navi. L’investimento complessivo è di 10 miliardi in 10 anni e impegnerà al 100% la cantieristica nazionale occupando 25mila persone.

Ammiraglio De Giorgi, mentre la flotta italiana si assottiglia, la marina spagnola ci ha superato, quella turca ci sta raggiungendo e quella greca sta crescendo nonostante le difficoltà del Paese. Chi è il leader del Mediterraneo?

Come Marina, per il momento è la Francia, poi sarebbe un nostro compito essere la nazione leader. Per posizione geografica e per politica estera siamo quelli che hanno maggiore vicinanza verso certe nazioni. Verso il Medioriente in particolare. L’Italia ha questo destino inequivocabile e inevitabile che non deve essere inteso come forma di retorica. È proprio una presa d’atto che la nazione deve prima o poi fare circa i fattori rilevanti per la nostra prosperità e sicurezza.

Quindi quali sono le nostre priorità?

Intanto, dal punto di vista dello strumento navale, la priorità è fermare il declino il più rapidamente possibile. Bisogna investire e costruire nuove navi. Nella legge di stabilità del 2013 c’è un investimento per nuove navi e questo ha un effetto importantissimo sulla cantieristica, perché la cantieristica italiana, attualmente, lavora al 50% delle sue possibilità.

Con queste navi riusciremo a risollevare l’economia nazionale e mantenere occupata una buona percentuale di quanti altrimenti verrebbero licenziati?

Sì, ma un aspetto non secondario è l’innovazione delle nuove navi perché rappresentano un salto generazionale. Avranno per esempio la condotta integrata.

Cosa significa?

Significa la fusione tra centrale operativa di combattimento e plancia. Si ottengono due risultati. Il primo è la riduzione drastica del personale coinvolto, l’altro è l’aumento significativo della consapevolezza ambientale degli ufficiali e degli operatori, conducono in cooperazione. Un conto è avere due mondi separati: la plancia che guarda fuori e fa la navigazione e la centrale operativa che si occupa della situazione tattica; un altro conto è dare a coloro che sono in plancia gli strumenti per fare al tempo stesso navigazione, condotta della nave e impiego dei sistemi d’arma. Questo di per sé è già un salto culturale notevole, ma non basta: queste navi sono strutturate e dimensionate per avere dei volumi polifunzionali.

Qual è il rapporto costi/benefici?

Con questi pattugliatori vogliamo sostituire sei diversi tipi di navi: dalle corvette alle cacciatorpediniere. La nave sarà la stessa. Si diversificheranno l’una dall’altra a seconda della configurazione scelta in termini di armamenti e di equipaggiamenti, montabili all’occorrenza.

Quindi semplificando: navi Lego?

Sì, navi componibili e modulari. Nasceranno tutte con due cannoni, perché il cannone ha bisogno d’essere fisso, dopo di che alcune imbarcheranno dei missili superficie - superficie, altre missili superficie - aria, a seconda delle missioni.

Un tema che le è molto caro è quello della “Green fleet”, cos’è?

Le navi in generale provocano parecchio inquinamento. Possiamo fare grandissimi miglioramenti adottando il biofuel che ha molto meno zolfo e il gas liquido che è a impatto zero. Inoltre i pattugliatori potranno navigare fino a 10 nodi con motori elettrici. Non solo, tutti i fumaioli avranno una marmitta catalitica come una vettura qualsiasi.

L’Europa guarda più a Est che a Sud, per voi è un’handicap?

Dipende. Noi siamo obbligati a guardare a Sud. Prima o poi l’Europa dovrà prendere coscienza del Sud. Per via dell’immigrazione.

Con l’operazione “Triton” qualcosa è cambiato?

“Triton” è il primo esempio, ma la Libia è un problema che andrà affrontato. Che l’Europa dovrà aiutare la Libia a trovare stabilità e sicurezza mi sembra una cosa inevitabile. I modi dipenderanno dalla politica, ma se non si mette in sicurezza la Libia, il Mediterraneo non sta in piedi.

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