La memoria del terremoto del 1976 che devastò il Fvg

MOSSA. Ci sono alcuni momenti che restano vivi nel tempo per lasciare all’anima di ritrovare una parte di se stessa. Nell’impronta di una tragedia che ha permesso di dare alla paura la forma del...

MOSSA. Ci sono alcuni momenti che restano vivi nel tempo per lasciare all’anima di ritrovare una parte di se stessa. Nell’impronta di una tragedia che ha permesso di dare alla paura la forma del coraggio, l’appuntamento dei giorni scorsi, IncontriAMOci a Mossa, ha permesso di ricordare il terremoto che devastò il Friuli Venezia Giulia nel 1976. Nella sala del centro civico comunale sono stati in molti ad accorrere per riscoprire un passato che non dovrebbe mai essere dimenticato. Grazie alla presenza di Fabio di Bernardo e Ivo Del Negro, presidente e vicepresidente dell’Associazione comuni terremotati e sindaci della ricostruzione del Friuli, è stato presentato il nuovo catalogo fotografico La memoria di un evento, un esempio di come la nostra regione abbia saputo rialzarsi di fronte a un dramma ancora presente nel cuore di tutti. «L’obiettivo di questo progetto è di sottolineare l’importanza del ricordo che stiamo cercando di portare in tutta la regione così come all’estero, in Austria e in Svizzera. Due sono i concetti che abbiamo voluto esternare. Si ripercorrono il dolore, le morti e i sentimenti di tutte quelle famiglie che sono diventate vittime del terremoto. Una prima parte che vuole essere un ritorno a quei momenti di paura. C’è poi un tassello che si incentra sul futuro, affinché la prevenzione e l’intervento dei tecnici possano evitare fatti spiacevoli legati al brusco movimento della terra», ha spiegato il sindaco di Venzone, Fabio Di Bernardo, nell'incontro a Mossa. Un passato d’insegnamento per avvicinare il popolo friulano alla solidarietà e a quella voglia di aiutarsi che non deve mai venir meno. È anche per questo che le scuole di tutte la regione sono state invitate nei luoghi colpiti dal terremoto, facendo conoscere un dramma umano che non deve ripetersi. «Attraverso una ricostruzione attenta dei fatti avvenuti, è stato possibile sviluppare questo catalogo di fotografie dove sono stati immortalati palazzi e chiese che dopo il 1976 non sono più stati ricostruiti. Bisogna risvegliare un altruismo tra i compaesani, una solidarietà in grado di fare la differenza nel momento del bisogno. Ringraziamo l’impegno della Regione e dell’Università di Udine che sostengono i nostri obiettivi», ha precisato Fabio di Bernardo. La presentazione si è conclusa con la proiezione di alcuni filmati risalenti al periodo post sisma.

Valentina Princic

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