La mia vita normale da figlia del 'Che'

TRIESTE. Aleida Guevara March è arrivata a Trieste ieri pomeriggio trafelata. Veniva da Padova, dove in mattinata aveva tenuto un’altra conferenza. In albergo, prima di ripartire alla volta della casa del popolo “Antonio Gramsci” di Ponziana, si è concessa soltanto il tempo di posare i bagagli e sciacquarsi la fronte sudata, solcata da pochissime rughe a dispetto dei cinquantasette anni che compirà a novembre. Al primo sguardo, dietro al suo viso rotondo e benigno, si indovinano i lineamenti del padre. Aleida Guevara March non è un caso di omonimia. Autrice di diversi libri, medico pediatra e convinta militante del Partito comunista cubano, la figlia di Ernesto “Che”Guevara ieri ha dialogato con triestine e triestini attorno al tema “Cuba ieri, Cuba oggi e uno sguardo al futuro”. L'incontro è stato organizzato dal circolo “Hilda Guevara”, dall'associazione nazionale di Amicizia Italia - Cuba e dal circolo culturale “Tina Modotti”.

Aleida, com’è essere la figlia di Che Guevara?
Normale. Non fa di me una persona migliore né peggiore di altre. Da chi si nasce è poco più che un caso.
E tuttavia segue le orme di suo padre, lei, che è un medico e al contempo una militante politica.
Io sono un medico di Cuba, una militante del Partito comunista cubano e un membro del centro di studi “Che Guevara”. All'Avana in particolare seguo casi di bambini affetti da disabilità: sono una pediatra.
Suo padre ci ha lasciati esattamente cinquant'anni fa, quando lei era ancora una bambina. Che ricordi conserva di lui?
È quello che mi chiede tutto il mondo. Tanto che, a furia di ripetere episodi, ho iniziato a sentirmi un pappagallo. Così ho raccolto le mie memorie in un documentario dal titolo eloquente, cioè “Assenza presente”. L’essenza più bella e intonsa del ricordo dell'amore di mio padre è conservata lì.
Cosa significa essere rivoluzionari oggi?
Ovviamente, essere capaci di sentire sulla propria pelle qualsiasi ingiustizia commessa contro chiunque, da qualunque parte del mondo.
Sono parole di suo padre.
Mi fa piacere che le riconosca. Sa, anche ciò che si pensa ha degli effetti sulla realtà. Se si perde l'etica rivoluzionaria si perde tutto.
Secondo lei il marxismo è ancora oggi uno strumento utile per interpretare la realtà?
Chiaro. Karl Marx prima ancora che filosofo si definiva uno scienziato che, in quanto, tale ha insegnato ad analizzare il mondo maniera oggettiva. A me, come medico, l'approccio marxista offre un’opportunità straordinaria di trovare soluzioni concrete a problemi reali. Ma in generale i testi marxiani sono ottimi compagni di vita, per tutti.
A proposito di attualità, com'è gestita la questione dei rifugiati a Cuba?
A Cuba non c'è un'emergenza in questo senso. È tuttavia un peccato che i popoli europei abbiano così poca memoria. Ricordiamo i contadini italiani che andavano dall'altra parte dell'oceano in cerca di lavoro e di cibo. Chi ha fame cerca di sfamarsi. Chi teme per la propria vita fugge da quella paura. Ecco cosa sta accadendo oggi.
Cosa si prospetta nel futuro di Cuba?
Cuba è e rimarrà un Paese dal governo unito. Fidel, che è stato solo l'inizio della Rivoluzione, usava dire che nel futuro di Cuba c'è scritto di diventare un popolo di donne e di uomini di scienza. È quello che stiamo facendo. A meno che gli yankee non diano completamente di matto e non ci attacchino, nel giro di vent'anni diventeremo uno dei centri di ricerca più importanti al mondo. La scienza dev'essere però posta al servizio dell'umanità, per migliorarne la condizione. Investiamo molto in ricerca sui temi dell’agricoltura ecologica e sostenibile. Siamo all'avanguardia a livello mondiale nella ricerca sul cancro, in particolare al polmone, alla prostata, all'utero e alla mammella.
Cuba è celebre per il suo sistema sanitario d'avanguardia. Com'è, visto dall'interno?
Sono molto orgogliosa di farne parte. Quello cubano è un popolo che prima ancora che a lottare insegna ad amare e io, in quanto professionista della salute, pongo la mia vita alle sue dipendenze. In questo senso il mio lavoro mi fa sentire un essere umano migliore ed è una sensazione che mi piace molto.
L’incontro qui a Trieste è una tappa del ciclo di appuntamenti che sta portando in tutta Italia. Ha un legame speciale con l'Italia?
No. È il popolo italiano ad avere un legame speciale con quello cubano. In uno dei momenti più difficili della nostra Rivoluzione, ovvero durante la crisi della baia dei porci, l’associazione nazionale di Amicizia Italia - Cuba è stata presente in tutti gli aspetti della vita del popolo cubano. Da quel momento in poi la solidarietà da parte delle compagne e dei compagni italiani non è mai venuta meno. Per questa ragione provo un'immensa gratitudine nei loro confronti e cerco di ricambiarli con il mio impegno.
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