La minacciosa invasione delle “Noci di mare”
Simili a piccole meduse non sono urticanti ma possono spaventare i bagnanti È allarme in Istria perché rappresentano un pericolo per l’ecosistema

POLA. Potrebbero sembrare delle piccole meduse ma non lo sono, non sono urticanti quindi nessuna insidia per i bagnanti, ma rappresentano una vera minaccia per l’ecosistema del Mare Adriatico e per la pesca. Stiamo parlando dei Ctenofori, noti comunemente come Noci di mare, una specie che popola che le nostre acque dall’anno scorso quando avevano impensierito non poco i bagnanti. Si chiamano anche Colloblasti poichè su di essi si appicicano tutti gli organismi di cui si nutrono. La
Voce del Popolo
ha sentito su quella che rischia di trasformarsi in una vera emergenza Paolo Paliaga, ricercatore presso il Centro oceanografico Rudjer Boskovic di Rovigno: i ctenofori sono una specie molto invasiva che non si nota in superfice ma vive di preferenza in profondità dove si rifugiano quando il mare è molto agitato: «Temono molto il maltempo -chiarisce Paliaga- perchè non hanno molto sviluppata la capacità di muoversi non solo in senso orizzontale ma anche verticale, per calarsi in profondita».
La specie arrivata nell’Adriatico settentrionale si chiama
Mnemiopsis leidyi
, inclusa nell’elenco delle cento specie invasive più dannose al mondo: «Sono una specie in grado di danneggiare l’ecosistema del mare -spiega Paolo Paliaga- perchè si nutrono di organismi molto piccoli, mangiano anche larve e uova di piccoli pesci. In 24 ore divorano tutte le sostanze nutrienti contenute in 100 litri d’acqua e consumano da una a quattro volte il proprio peso corporeo nell’arco di una giornata. A lungo andare il mare potrebbe trasformarsi in una specie di gelatina e per tutta una serie di effetti si moltiplicherebbero anche le mucillagini».
Come combattere le noci di mare? Paolo Paliaga propone il trattamento delle acque di zavorra prima di venir scaricate in mare e questo secondo lui, è il primo passo che le istituzioni e i governi dovrebbero intraprendere poichè in quest’area operano tre grandi porti: Fiume, Capodistria e Trieste. «Un altro intervento -spiega Paliaga- sarebbe l’introduzione nelle nostre acque di una nuova specie la
Beroe ovata
che si nutre appunto di Ctenofori».Lo studioso sollecita la collaborazione con gli scienziati della Russia e dell’Ucraina che hanno già grande esperienza in questo tipo di lotta. Il Centro rovignese comunque continuerà a monitorare fino alla fine dell’autunno per acquisire maggiori conoscenze sull’entità del fenomeno. Al momento la presenza delle Noci di mare è di un esemplare su ogni 10 metri cubi d’acqua.
p.r.
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