La moschea di via Maiolica apre le porte a tutti i triestini

È una tarda mattinata degli ultimi giorni del mese sacro di Ramadan. Nel grande spazio vuoto soltanto un anziano, seduto sui tappeti in un angolo, trascorre in pace il suo tempo pregando e leggendo il Corano. Nelle altre stanze un paio di giovani volontari fanno le pulizie, mettono ordine. Sono quasi finiti i lavori di allestimento del nuovo centro islamico di via della Maiolica, un palazzo di tre piani in cui da circa un mese si è trasferita l'attività della comunità: «Quando la vecchia sede di via Pascoli è diventata troppo stretta per tutti i membri - spiega il presidente Saleh Igbaria -, abbiamo preso la decisione di comprarne una nuova». Un passo compiuto senza alcun aiuto esterno, ci tiene a sottolineare: «Nemmeno un euro è venuto da fuori, hanno pagato tutto i musulmani triestini. Ovviamente chiedendo un mutuo in banca».
Per otto mesi i membri della comunità hanno lavorato duro, alternandosi su base volontaria a seconda delle capacità e della disponibilità. Ora il lavoro è quasi finito. Il piano terra ospita l'area destinata al culto. Vi si accede da due ingressi distinti, uno per chi ha già compiuto le abluzioni a casa, l'altro per chi non le ha ancora fatte. Nel primo c'è una piccola anticamera, sovrastata da una cupola in cartongesso, in cui togliersi le scarpe. Nel secondo, oltre all'anticamera, ci sono i bagni e lo spazio per le abluzioni. «Nell'Islam c'è una distinzione fra “pulito” e “puro” - spiega Igbaria -. Basta farsi una doccia per essere puliti. Ma per entrare nel luogo di preghiera bisogna essere puri, e la purezza si può perdere in tanti modi senza per questo diventare sporchi: ecco perché bisogna fare le abluzioni prima di pregare». Dalle anticamere si accede all'area di preghiera. Quella che per la comunità funge da moschea. Lo spazio è molto grande e luminoso. Gli archi in pietra e le volte in mattoni, caratteristiche del livello sulla strada di tanti edifici storici triestini, combaciano alla perfezione con i tappeti e l'arredamento spoglio di un luogo di preghiera islamico.
In fondo alla stanza, contro la parete, sono collocati il mihrab e il minbar. Il primo è la nicchia che indica la direzione approssimativa della Mecca. Da lì l'imam, la guida, dirige la preghiera salmodiando. Il minbar è invece un pulpito da cui tenere la predica, ragion per cui è sollevato di un gradino da terra.
A fianco alle due componenti classiche delle moschee, i fedeli hanno collocato anche la ricostruzione di un piccolo minareto. In altre parti d'Europa questo tema ha scatenato grandi polemiche architettoniche, la comunità triestina le ha saltate a piè pari realizzando una piccola torre all'interno dell'edificio: «Per noi è solo un piccolo simbolo», commenta Igbaria.
Oltre allo spazio principale, anche una stanza più piccola e un corridoio sono dedicati alla preghiera. «In inverno chiuderemo il corridoio e le funzioni si svolgeranno nello spazio più piccolo - spiega il presidente della comunità -, così da risparmiare sui consumi energetici». Igbaria indica soddisfatto i lampadari e le finiture dell'edificio: «Tutta roba made in Italy - dice sorridendo -. Non abbiamo comprato niente che non fosse locale e di qualità. I lampadari sono tipici italiani perché vogliamo che il nostro luogo di preghiera sia al contempo italiano e islamico». Un particolare da cui traspare la distanza di mentalità della comunità islamica triestina da quel che accade in altre parti del mondo: «C'è chi dice: “Il Profeta aveva una moschea con quattro mura e il tetto di palme” - dice Igbaria -. È vero, ma l'insegnamento che se ne deve trarre è che ognuno deve fare il meglio con quel che ha a disposizione. Non che bisognerebbe vivere tutti come 1400 anni fa».
Ora sono alla ricerca di un decoratore che dipinga in corrispondenza degli ingressi delle scritte in arabo, siano passi del Corano o la professione di fede islamica: «Non c'è altro dio all'infuori di Dio e Maometto è il suo profeta». Una dichiarazione di monoteismo puro, che nel corso dei secoli ha arricchito infiniti modi di vivere il mondo. Fino a via della Maiolica, Trieste.
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