La musica di Allevi piace anche a Gorbaciov

Intervista con il pianista e compositore che venerdì farà tappa a Pordenone con il suo "Alien World Tour"

PORDENONE Iniziato a Los Angeles, proseguito per più date in Giappone e in Svizzera, l'"Alien World Tour" di Giovanni Allevi è giunto in Italia, e, venerdì 4 marzo, alle 21, approderà al Palasport Forum di Pordenone. I biglietti per il concerto sono ancora disponibili nei punti vendita autorizzati Azalea Promotion e online sul sito www.ticketone.it.

L'occasione pare ghiotta per ascoltare al pianoforte uno dei musicisti del momento, un personaggio che vende e che fa vendere tanto da sollevare un dubbio: quanto il personaggio sovrasta il musicista? E' un dubbio che attanaglia lo stesso Allevi.

Il quale confessa: «proprio per rispondemi a questo dubbio negli ultimi tre anni sono rimasto fuori dal circuito mediatico; ma, nonostante ciò, non si è mai parlato tanto di me come in questo periodo: non posso proprio farci nulla!». Davvero una condanna per chi, come lui, scherza col suo personaggio finchè non ne viene messa in dubbio l'autenticità. E finchè non viene intaccato il suo ruolo di compositore: «Ciò che io voglio è scrivere la mia musica, suonarla ed eseguirla. L'essere esecutore della musica di altri, ad esempio, non è la mia attitudine, non è ciò che io sogno la notte» afferma; e ancora: «comincio a sospettare di aver fatto qualcosa di davvero grande perchè l'establishment non può accogliere con gioia una figura artistica che crea un cambiamento profondo per non dire epocale, pericoloso per il sistema accademico».

Quali, dunque, i suoi principali meriti come compositore? «L'aver avuto il coraggio di abbattere il muro di Darmstadt, cioè l'aver avuto il coraggio di proporre un'estetica che riporta all'attenzione una nuova musica contemporanea, che supera il vicolo cieco verso cui si sono andate ad infossare la sperimentazione estrema e la dodecafonia, per recuperare quel senso di leggerezza e di immediatezza mozartiano».

Ed eccolo che ritorna...: parli di Allevi e viene fuori questa storia di lui come del "Mozart del 2000"... Ma «io non sono Mozart - puntualizza l'interessato - anche se mi è stata consegnata la stella d'oro al valor mozartiano. In fondo, comunque, la mia musica è specchio di questo nostro tempo così come era specchio del suo tempo la musica di Mozart».

«Ho appena finito di comporre una sinfonia e un concerto per violino e orchestra» ci racconta ancora Giovanni da Ascoli, incalzato sui progetti futuri. E, a questo punto, la tentazione di domandargli perchè non invita Uto Ughi alla prima del Concerto pare irresistibile. Lui, però, non si scompone. E ride: «Credo sopporti a malapena la mia vista» chiosa, prima di precisare che la polemica col grande violinista «è più viva che mai. Pensavo le sue paroli autorevoli vi avessero posto fine, invece, anche di recente, è stata presentata una petizione al Presidente della Repubblica contro la mia direzione dell'Inno di Mameli che la Rai, con la sua orchestra sinfonica, mi ha invitato, appunto, a dirigere e si può vedere su Youtube e Facebook».

E che idea s'è fatto di tale petizione? «Di avere dei fan al contrario. Qualunque cosa faccio c'è un gruppo di colleghi che scrivono contro di me su forum e blog, mi inviano mail di insulti, ma, alla fin fine, mi seguono con grandissima passione, e covano per me un amore segreto, un'ammirazione sincera».

L'esecuzione "alleviana" dell'Inno di Mameli è stata però difesa da una voce autorevole come quella di Giorgio Pestelli, il critico musicale de La Stampa. «Ma volete sapere una voce davvero autorevole che mi ha scritto una lettera di apprezzamento per la mia musica e per il cambiamento che essa produce nel mondo della musica classica?». Sentiamo. «Mi ha scritto Mikhail Gorbaciov: ora la sua lettera la tengo a casa, incorniciata ed appesa al muro». E se anche a Gorbaciov piace Allevi...

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