La plastica da riciclare? Può diventare bigiotteria

La raccolta differenziata, obbligatoria dallo scorso primo giugno, consente il riciclo dei principali materiali. Così Miriam Medizza con la sua vena artistica recupera la plastica e ne fa gioielli

TRIESTE La raccolta differenziata, obbligatoria dallo scorso primo giugno, consente il riciclo dei principali materiali che la società quotidianamente scarta. Ma c’è chi la fa da tempo e non solo per una questione di rispetto ambientale, ma per produrre con la plastica varie forme e tipologie di bigiotteria. È il caso di Miriam Medizza, artista autodidatta perché, in obbedienza al diktat materno, ha dovuto rinunciare agli studi all’istituto d’arte a favore dell’istituto tecnico Commerciale.

Ma la passione non si è mai sopita: dopo essersi dedicata alla pittura, ha ampliato la sua vena artistica diventando creatrice bijoux ricavati da materiali riciclati. «L’idea di riutilizzare la plastica per produrre piccoli oggetti - racconta - mi è venuta una notte, durante un sogno e da quella volta ho cominciato a raccogliere bottiglie di plastica colorata in vendita nei supermercati».

Tagliare, deformare e poi modellare in poco tempo un pezzo di plastica non è un’impresa alla portata di tutti: bisogna possedere una certa fantasia e anche una manualità nel portare a termine la creazione. «In poco tempo ho dato libero sfogo alla mia creatività - dice Miriam - creando decine e decine di orecchini, ma anche altri oggetti come collane con inserti metallici o di cristalli. Tutti oggetti creati artigianalmente, pezzo per pezzo, per le mie amiche più care».

Ma la bellezza e l’originalità del prodotto, oltre alle amiche, hanno attirato l’attenzione del pubblico femminile. «Recentemente ho coniato un set di orecchini per il corpo di ballo della Comunità greco-orientale di Trieste, ovviamente con i colori bianco e azzurro della bandiera della Grecia, ognuno diverso dall’altro». Al lato artistico Miriam accosta quello della solidarietà, cercando di aiutare l’associazione “Il Capofonte” che si occupa dei cani abbandonati. «Qualche volta capita - dice Miriam - che le persone restino colpite dalle mie creazioni e desiderino portarsi a casa qualche produzione artistica. Capita così che decidano di lasciarmi un’offerta che poi giro agli amici de “Il Capofonte“ per l’acquisto di cibo. Lo faccio per amore degli animali, ho anche adottato due ospiti a quattro zampe».

Il sogno di Miriam è di poter esporre tutte le sue creazioni non solo nel sito internet (www.gattuccicreazioni.e-monsite.com) ma anche in una sala cittadina e possibilmente venderne qualcuna per continuare a sostenere il canile. Chi l’ha detto che la plastica è dannosa?

Andrea Di Matteo

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