La Pro ha perso l’icona Roberto Calligaris
ROMANS. Dall’alto dei suoi 97 anni, il popolare Roberto Calligaris, che si è spento giovedì mattina nella sua casa di via Raccogliano a Romans, rappresentava il tifoso più fedele e anziano, nonché il...

ROMANS. Dall’alto dei suoi 97 anni, il popolare Roberto Calligaris, che si è spento giovedì mattina nella sua casa di via Raccogliano a Romans, rappresentava il tifoso più fedele e anziano, nonché il simbolo e l’immagine storica, della Pro Romans di un tempo, alla quale lui e i suoi tre mitici fratelli hanno dedicato tanto amore, tempo e passione. Una famiglia, la sua, che si è spesa costantemente per la Pro Romans e la comunità sportiva del paese, riconoscente, nel novembre 2002 ha intitolato il nuovo stadio ai suoi tre fratelli, indimenticati calciatori e dirigenti giallorossi: Mario (1911–1996), Alessandro (1922–1943) e Armando (1923–1966). Anche Roberto è stato calciatore e dirigente della Pro Romans e ogni domenica, fino a un paio di anni fa, immancabilmente, per onorare i fratelli, era presente sugli spalti dello stadio “F.lli Calligaris” per incitare la Pro ad ogni sua uscita, così come veniva chiamato a dare il calcio d’inizio alla tradizionale sfida benefica tra ex giallorossi. Ma Roberto non è stato solo questo. A Romans, dove tutti lo chiamavano “Berto fari”, per i suoi trascorsi giovanili di fabbro, apprendista in nero a 13 anni, si era fatto amare ed apprezzare per la sua correttezza, la sua laboriosità, per i valori della solidarietà che lo animavano e lo spendersi continuo per la sua gente, che lui aiutava attraverso il sindacato pensionati, offrendo il suo costante aiuto. Un impegno sociale che il Circolo “Mario Fain” e il gruppo di ricerca “I Scussons” gli riconobbero nel 2008 assegnandogli il “Premio al lavoro all’arte e alla professionalità”, sapendo che all’età di 14 anni, Roberto aveva falsificato la carta di identità per farsi assumere nella fornace di Sagrado e aiutare la famiglia di modesti mezzadri, per poi trovare occupazione nello stabilimento Saici a Torviscosa. Chiamato alle armi, venne spedito a Spalato, in Jugoslavia, mentre l’8 settembre 1943, nel momento della proclamazione dell’armistizio, si trovava a Bologna e dovette tornare a Romans a piedi. Lascia le figlie Alessandra e Giuliana, mentre i suoi funerali saranno celebrati oggi alle 10.30 nella parrocchiale di Romans, col corteo che partirà dall’abitazione di via Raccogliano.
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