La “remontada” inizia con Persi vicesindaco

La remontada (alla bisiaca) del centrosinistra comincia alle 18.15 davanti l’hotel Lombardia. «Perché la piazza è nostra e ce la riprendiamo», grida Adriano Persi trascinando fuori il centinaio di persone che sta straripando dentro la pizzeria dopo aver risposto all’appello dell’ex sindaco per sostenere Silvia Altran al ballottaggio. Il resto, forse, sarà storia. Se, come ricorda il deputato Giorgio Brandolin, andrà a finire come a Gorizia nel 2002, quando Vittorio Brancati dopo il ko al primo turno riuscì a lasciarsi alle spalle gli 11 punti di distacco dall’avversario e a trionfare per soli 6 voti su Guido Pettarin.
Ci sono stati errori e ieri sera tutti li hanno ricordati cospargendosi il capo di cenere, ma «questa città non può finire nelle mani di una destra becera, post-fascista e leghista». Lo ha ribadito più volte proprio l’onorevole, primo sponsor della discesa in campo di Adriano Persi, cui nel corso della serata il sindaco uscente Altran ha chiesto di affiancarla nella futura giunta in qualità di vicesindaco. Ruolo fin qui ricoperto da Omar Greco e che il diretto interessato accetterà non per velleità carrieristiche, come ha tenuto a sottolineare, «ma perché credo in questa e non nella loro città». Quindi la firma dell’appello per una Monfalcone democratica da parte dei presenti, sotto le note de La canzone popolare di Fossati.
L’adunata del centrosinistra, con centoventi persone disposte in circolo attorno a Persi, comincia con un lungo discorso, partendo dalla possibilità di ribaltare il voto al primo turno. Certo ci sono stati «errori e incomprensioni», ma «noi siamo la città dei cantieri e lo diciamo con orgoglio perché il lavoro è un valore». Si è verificato un «distacco con la gente» eppure si deve trovare un «modo per parlare di nuovo con i cittadini». «Del sindaco non ho condiviso certe scelte - sempre Persi -, ma ora dobbiamo dare un messaggio forte e cioè che questa città si può rigenerare, trovare la solidarietà che è nel nostro tessuto, perché Monfalcone è una città ricca, con centinaia di associazioni dedite agli altri». «È nata ospitando gente e non buttandola a mare - prosegue -. E non lo farà il leghista di turno, che prima avrebbe buttato il napoletano e ora chi ha la pelle di un colore diverso».
Per Persi è prioritario «eliminare le paure che sono scritte in questo programma» di Anna Cisint, candidata del centrodestra, e che «io ho letto». «Noi - chiarisce l’ex sindaco di Monfalcone - non abbiamo bisogno di controlli notturni nelle case, perché qui non esiste l’omertà. Mentre questo programma dice che le forze dell’ordine non lavorano, ma non credo sia così». Quindi il ricordo di una «Monfalcone che ha rinunciato alle sue entrate» pur di costruire ponti di condivisione e sviluppo sul territorio, come realtà consortili, infrastrutture e via discorrendo. «In questo la nostra città ha molto da insegnare», sempre Persi. «E la nostra è piazza della Repubblica, non piazza del Littorio - sottolinea il dem -, ricordate che casa Pound è in quelle liste». Mea culpa, poi, nell’affermazione «Monfalcone ha perso l’anima del centrosinistra»: ora si avverte la necessità di mettersi le scarpe e ricominciare a camminare per creare quella voglia di coesione, di non buttare fuori chi è diverso. Tutto poggia su un «patto», ieri siglato dai sostenitori, tra cui anche diversi volti noti della politica, come l’assessore regionale Sara Vito, il presidente della Provincia Enrico Gherghetta, gli assessori comunali Cristiana Morsolin e Francesco Martinelli, l’ex presidente del consorzio industriale Renzo Redivo, il fondatore dei Cittadini per Monfalcone Arturo Bertoli con Corrado Altran, il consigliere provinciale Fabio DelBello e svariati candidati della coalizione.
Ma dei punti vanno messi e uno di questi è Fincantieri, poiché «l’azienda non può sfuggire ai problemi», come quello dell’afflusso di persone: «Quest’anno ne avevamo 7mila, il prossimo saranno 9mila - sempre Persi -. Le regole vanno rispettate fuori e dentro il cantiere». E ancora: «Come può la Regione non ascoltare il territorio che produce questo Pil?».
La parola passa poi a Brandolin, che parla solo in dialetto e si appella a tutti, ricordando come Monfalcone sia la città da dove sono «partiti i primi partigiani». «Mi go avù sodisfasioni dal partito che gnanche non imaginavo, ma che valori ghe podemo lassar ai nostri fioi e nipoti se vinzi la destra?», chiede ai presenti. Insomma, mobilitazione totale. «Di là - sempre il deputato Brandolin - c’è un elenco con i nomi dei presidenti di tutte le associazioni e i nomi delle persone seggio per seggio: stavolta cerchiamo di essere scientifici, me racomando». Parola d’ordine: portar la gente ai seggi e farla votare. Quindi Altran, ieri peraltro presente di buonora al gazebo volante del Pd allestito in piazza, che ripete il dispiacere per non aver compreso i segnali mandati dai cittadini, con l’invito a una riscossa o, per dirla alla Persi, a una remontada: «Ho fatto tanta fatica per mantenere lo spirito antifascista in questa città. Non è possibile che ora passi in queste mani».
Ma come ha preso, l’ex giunta, l’arrivo di Persi? Per Greco e Paola Benes, «ben venga il contributo». Idem Cristiana Morsolin, per la quale comunque l’esperienza politica non è da buttar via, anzi gli elettori, nel suo caso, hanno dimostrato che c’è bisogno di più sinistra in aula. Tutti, comunque, si sono detti disposti a rinunciare alla carica istituzionale e restare semplici consiglieri. Qualsiasi cosa per una città ancora rossa.
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