La ribellione di Friulia e Mediocredito

TRIESTE. Serve benzina, ossigeno. Servono soldi. I vertici di Friulia, invitati in Consiglio regionale a spiegare come vanno le cose, alla fine battono cassa. C’è la crisi, è chiaro, è per sostenere le piccole e medie imprese del Fvg mamma Regione è chiamata a fare la sua parte. «Sarebbero opportune risorse aggiuntive – ha rilevato il presidente della finanziaria Edi Snaidero, a dicembre in scadenza di mandato – se consideriamo che abbiamo un impatto del 9-10% sull’intera occupazione regionale, ogni milione di euro aggiuntivo che metterete avrà un effetto leva impressionante che potrebbe salvare moltissime aziende». Dall’assessore alle Finanze Francesco Peroni, per il momento, nessuna risposta.
In effetti il silenzio è stato il vero protagonista, ieri, nella lunga giornata di Commissioni aperta al confronto su Friulia, Mediocredito e Frie. Cioè, non è che Peroni, i consiglieri, i presidenti e i direttori abbiano passato la giornata a guardarsi negli occhi ma i quesiti, quelli veri, sono rimasti per lo più inevasi. Soprattutto quelli di Riccardo Riccardi che, dopo cinque anni di giunta, dall’altra parte della barricata ha imparato presto a pungolare chi siede sulle poltrone del comando. Il consigliere del Pdl ha puntato dritto lì, nel grande tema: Autovie. «Vogliamo lavorare o no per tentare di riprenderci la concessione (in scadenza nel 2017, ndr)? Perché su 800 milioni di euro di Friulia, 400 sono il valore di Autovie. Quindi se perdiamo la concessione perdiamo il patrimonio della banca. Vorrei capire la strategia: qualcuno me la dice?». Niente. D’altronde l’audizione aveva una finalità “informativa” e Snaidero con il direttore generale Gianmarco Zanchetta spiegheranno tutto in un momento successivo, con tanto di relazione scritta. Nel frattempo hanno snocciolato i dati sulle performance della partecipata: le aziende operative oggetto d’intervento sono 182 di cui 150 piccole e medie imprese. Il valore investito al 30 giugno 2012 è pari a 283 milioni di euro. Su 81 società partecipate da Friulia, inoltre, al 31 marzo 2013 65 sono pmi e rappresentano l’80% degli interventi. Le realtà coinvolte in questo processo hanno un fatturato di 3,3 miliardi di euro e occupano oltre 16 mila persone. Ma non è stato chiarito, nonostante le sollecitazioni della capogruppo M5S Elena Bianchi, a quanto ammonta il numero di aziende che, nonostante l’attività di Friulia, non sono state salvate. «Il nostro motto – ha puntualizzato Zanchetta – è lavorare insieme per portare aventi gli obiettivi delle imprese. La crisi ci ha imposto di ripensare a come muoverci, dobbiamo sono sostenere l’economia e rilanciarla». È stato Peroni a tirare le fila della mattinata richiamandosi alla “missione” della società «che non è un mero finanziatore, ma accompagna l’imprenditore nelle operazioni di nuovo sviluppo». La commissione non è apparsa soddisfatta e Riccardi è ripartito a testa bassa: «Non ho sentito parlare del patto con le banche, deve essere rinnovato? A quali condizioni?». Anche qui si attendono delucidazioni.
È toccato poi a Mediocredito (7 milioni di rosso nell’ultimo esercizio), in cui è in corso un aumento di capitale da 12 milioni di euro (8 a carico della Fondazione CrTrieste, 4 dalla Regione) nella prospettiva di una ricapitalizzazione bis da 50 milioni nel prossimo triennio. Il presidente Giovanni Ravidà, rivolgendosi all’assessore e all’intera commissione, non ha usato giri di parole: «Mediocredito ha un senso se la Regione ritiene di utilizzarlo in funzione di sviluppo dell’economia del territorio. Altrimenti – ha osservato – non ha senso di continuare ad esistere. Abbiamo la necessità di trovare soluzioni innovative per favorire il tessuto economico, visto che il sistema bancario tradizionale non può dare risposte». Dal Pdl, con il capogruppo Alessandro Colautti, l’invito a rivedere l’intera holding. «Così com’è non funziona più – ha sottolineato – la giunta deve avanzare proposte politiche».
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