La rivolta del latte contagia l’Istria Pisino paralizzata

Gli allevatori in piazza con i trattori contro il caro-prezzi «Produciamo 12 milioni di litri all’anno. E siamo in calo»
Un uomo spala la neve dal tetto crollato della stalla delle mucche nei pressi di Campobasso, 11 febbraio 2012. ANSA/NICOLA LANESE
Un uomo spala la neve dal tetto crollato della stalla delle mucche nei pressi di Campobasso, 11 febbraio 2012. ANSA/NICOLA LANESE

POLA

La rivolta degli allevatori a difesa del prezzo del latte si è estesa alla “mite” Istria, che in questa battaglia condivide le disgrazie e i destini del resto del Paese. Anche nella regione i trattori piazzati su alcune strade delle zone interne in segno di protesta hanno causato non poco intralci al traffico. A Pisino addirittura c'è stata la paralisi della città per alcune ore. Poi i 40 agricoltori hanno trascorso la notte nella Piana di Bogliuno ai piedi del Monte Maggiore, in attesa di istruzioni sul prossimo da farsi.

Proprio oggi si deciderà se raggiungere o meno Zagabria e unirsi al convoglio di mille trattori pronti a bloccare la capitale. Ecco alcuni numeri sulla produzione del latte in Istria, esposti da Djani Fajman, vice presidente dell'Associazione Mlikarica: abbraccia una settantina di associati. Nella regione ci sono sui 150 allevatori che annualmente producono 12 milioni di litri di latte. «Il prodotto - assicura Fajman - soddisfa tutti i criteri vigenti nell'Unione europea. La maggior parte del quantitativo è raccolto dall'unica latteria rimasta aperta sull'Adriatico, quella del Consorzio Pik di Fiume». Quest' ultima ha annunciato che come prezzo d'ammasso praticherà quello ribassato introdotto delle maggiori industrie di lavorazione del Paese, come Dukat, Sirela e Vindija. Dunque 32 centesimi di euro al litro, mentre la controparte chiede 36 centesimi. Il quantitativo rimanente del latte istriano finisce alla Latus di Gimino, al piccolo caseificio di Lavarigo a 5 km da Pola, sulla vecchia strada per Fiume e alla latteria dell'Agrolaguna di Parenzo che all'ultima riunione congiunta hanno deciso di non abbassare il prezzo d'ammasso. Negli ultimi 10 anni sono 50mila gli allevatori della Croazia che hanno cessato l'attività, ritenuta non redditizia. «La tendenza è presente anche in Istria - spiega l'assessore regionale all'Agricoltura Milan Antolovic –: tra le ragioni l'impreparazione degli allevatori a produrre latte di prima categoria, l'età sempre più avanzata dei nuclei familiari nelle fattorie, la politica terriera ancora confusa e poco chiara, la mancanza di centri di raccolta locali che potrebbero vendere il latte direttamente ai consumatori». (p.r.)

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