Un migliaio per l’addio a Casasola: «Eri capace di arrivare al cuore di tutti»
L’addio del docente di religione del Buonarroti con l’arcivescovo Redaelli davanti a moltissimi studenti

La grande e luminosa chiesa di San Nicolò non poteva accogliere tutti. Parte, altrettanto consistente, della folla è rimasta nel piazzale esterno. Almeno un migliaio di persone ha voluto dare l’ultimo saluto a Mauro Casasola, l’insegnante di religione che si è spento, a 38 anni, lo scorso venerdì, nella sua abitazione a Redipuglia.
C’erano tutti, i colleghi docenti del Liceo Buonarroti, ma non solo. Gli insegnanti di religione di altri istituti. C’erano gli amici e quanti hanno condiviso con lui un pezzo di vita, nei settori e negli ambienti più diversi. Era come un unico abbraccio, immenso, a Mauro, assieme al cordoglio e alla vicinanza ai familiari, in prima fila davanti al loro caro.
Alle 11.30 il feretro ha fatto ingresso in chiesa, una composizione di rose bianche, gerbere e girasoli appoggiati sulla bara. Il silenzio s’è fatto più profondo. Altri mazzi di fiori sui gradini dell’altare, uno dei quali a salutarlo con un “Arrivederci professore”, degli ex allievi del liceo. Gli studenti, una folla nella folla, del Buonarroti e di altri istituti scolastici. Sembravano quasi comunicargli: «Forza prof, per noi ci sarai sempre».

La solenne celebrazione è stata presieduta dall’arcivescovo di Gorizia Carlo Maria Radaelli, attorniato da una quindicina di sacerdoti. La bara in noce chiaro racchiudeva la sua giovane vita spesa per gli altri.
Intensa l’omelia di don Franco Gismano, in qualità di direttore dell’Istituto teologico di Gorizia, dove Casasola aveva percorso i suoi studi. «Mauro è stato un insegnante di religione e un educatore nelle comunità parrocchiali in cui è cresciuto e ha abitato con la sua famiglia – le sue parole –. Ha sempre creduto in ciò che insegnava. E questa sua fede rimane a noi come testimonianza». Come la fede in Gesù, «di chi sa che la vita è un dono ricevuto e si realizza senza aver paura di perderla donandola agli altri», ha aggiunto. Fede che è anche «consapevolezza della nostra fragilità».
Così «la morte inaspettata di Mauro testimonia con particolare forza la volontà di superamento della condizione di fragilità. Ma la sua bella figura di insegnante ed educatore ci spinge a non separare l’amore di Dio dall’amore verso i fratelli. Il legame profondo che Mauro ha stabilito con la sua famiglia, i colleghi e gli amici e con i suoi studenti e i giovani della parrocchia ci insegna che l’amore di Dio si realizza nell’amore dei fratelli. Questo lo ha sempre creduto con la vita».
È stato poi don Mauro Zaina, collega di Casasola al Buonarroti, a trasmettere il ricordo degli insegnanti di religione. «Sei sempre stato insuperabile a giocare con le parole. Erano il tuo mondo. E oggi, in questa occasione, avremmo tanto voluto che tu fossi qui, in mezzo a noi, per aiutarci ad esprimere tuttel le emozioni che ciascuno di noi porta dentro il proprio cuore».
Altri ricordi: «La tua presenza rendeva speciale ogni momento», e «allo stesso modo sapevi alleggerire i momenti di difficoltà, portando sostegno e la tua rassicurante presenza». E «non avevi bisogno di parole complicate per arrivare al cuore delle persone: bastava la tua voce, una pronta battuta, un sorriso largo e disarmante. Per noi non eri solo un collega, ma soprattutto un amico».
Per i suoi studenti, sempre il messaggio degli insegnanti di religione, era una guida, un punto di riferimento... «Ti cercavano non solo per le tue lezioni, ma per l’attenzione che davi loro, la tua capacità di ascoltare e infondere speranza. E con la stessa generosità ti sei donato alla tua comunità». Sono state ricordate anche le sue splendide poesie in bisiàc. Non è mancata l’esplicita attestazione di affetto e vicinanza ai familiari di Mauro. Il vescovo Redaelli ha poi asperso sulla bara l’acqua santa e l’incenso. L’uscita del feretro è stata accolta da un potente e lungo applauso. Poi l’ultimo tragitto, verso il cimitero di via XXIV Maggio, per la sepoltura.
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