“La Serica” chiude: vestì migliaia di spose Pure la moglie di Tito

La signora Jovanka Broz era un’affezionata cliente Il titolare Pucci: «Dopo 70 anni siamo ormai stanchi»
Foto BRUNI TRieste 10 06 2011 Negozio Serica come era molti anni fà
Foto BRUNI TRieste 10 06 2011 Negozio Serica come era molti anni fà

di Laura Tonero

Intere generazioni hanno sognato davanti a quelle vetrine di via Mazzini. Migliaia di aspiranti sposine trepidanti hanno preso quell’ascensore laccato di rosso che dal piano terra porta all’ampia esposizione di abiti da sposa. Parlare al passato diventa ora un imperativo per il negozio “La Serica” che da fine anno, dopo 80 anni di attività, chiuderà definitivamente i battenti.

«Ho deciso di chiudere perché mi sono reso conto di avere 70 anni e tenendo in considerazione che c’è un tempo per nascere, uno per vivere e uno per morire - spiega con un pizzico di ironia Gianni Pucci, titolare del negozio assieme alla moglie Maria Grazia - prima di andarmene all’altro mondo vorrei vivere ancora un po’. E in santa pace». E così martedì prossimo prenderà il via la liquidazione.

Alcuni affezionati clienti fanno capolino per farsi mettere da parte metri di questo o quel tessuto. Perché quell’ampio negozio ha visto succedersi tutte le tendenze, i colori e i disegni delle stoffe. Rotoli di seta, di lana, di cotone o lino. E poi pizzi, chiffon e stoffe ricamate.

Una tradizione partita in corso Italia e sviluppatasi negli anni Settanta in via Mazzini proprio con la scelta degli abiti da sposa. «Ebbi l’intuito di vendere abiti da sposa - racconta - e mi resi conto che le signore e le ragazze non usavano più farsi i vestiti solo in sartoria, ma amavano trovare abiti da sposa e da cerimonia già confezionati». E da allora quel negozio ha dato il suo tocco di eleganza a migliaia di matrimoni ma pure a battesimi.

Molte le clienti famose. Tra queste anche Jovanka Broz, moglie del maresciallo Tito. «Venivano in negozio un addetto diplomatico e una sarta - racconta Pucci - e selezionavano tutte le stoffe e gli abiti che potevano piacere a Jovanka. Portavano oltre confine un mucchio di roba, le facevano scegliere i tessuti per i suoi vestiti di rappresentanza e poi ci riportavano i pezzi che non le interessavano».

Al piano terra il negozio ospita le stoffe, i tessuti. Nelle ampie sale al secondo piano ci sono invece gli abiti da sogno color bianco, avorio ma pure di color rosso. In quegli specchi appesi alle pareti si sono viste per la prima volta con l’abito che le accompagnerà all’altare migliaia di triestine. «Da noi le future spose vengono accompagnate dalle madri e dalle nonne - racconta - che a loro volta hanno acquistato qui l’abito da sposa o, nel caso delle nonne, avevano scelto in questo negozio la stoffa per confezionarlo». E poi ci sono i veli, i guanti, le scarpe, le calze e i vestiti per le damigelle, e le coroncine.

«Condurre un’attività come questa non è cosa da poco - assicura Pucci - richiede molto impegno: io seleziono i tessuti, gli abiti, i dettagli, vado alle grandi esposizioni di Barcellona e Milano a raccogliere quali sono le tendenze del mercato per poi adattarle al gusto della clientela triestina, da sempre amante delle linee pulite, essenziali. Tutto questo ora mi è diventato pesante, ho voglia di tranquillità, di passeggiate in montagna, in Carso e in Val Rosandra».

Uno dei motivi che hanno spinto i coniugi Pucci a chiudere “La Serica” è anche la decisione di figli di intraprendere strade lavorative diverse: il figlio lavora nel campo dell’elettronica, la figlia invece fa la restauratrice di affreschi. L’immobile che fino al 31 gennaio 2012 ospiterà comunque “La Serica”, i Pucci l’hanno già venduto ad un’impresa immobiliare. «Non sappiamo ancora in cosa trasformeranno questi spazi - spiega Pucci - se qualcuno è interessato a continuare la mia attività altrove io sono comunque disposto a cedere il marchio, i clienti, i contatti con i fornitori e la tradizione».

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