La Slovenia teme l’invasione delle panetterie turche

ISTANBUL «Mamma li turchi». Dopo che gli olandesi della Heineken si sono comperati la amatissima birra Union, i tedeschi di Fraport l’aeroporto di Lubiana ora un’altra minaccia incombe sul mercato della Slovenia. E questa volta impugna la bandiera con la mezzaluna turca e arriva da Istanbul e dintorni. Sta per sbarcare nel Paese, infatti, una società che gestisce panetterie e sforna quintalate di pane a prezzo concorrenziale.
Ma quello che brucia di più agli artigiani e alle società di panificazione slovene è che i costi di produzione turchi sono estremamente bassi in quanto serve pochissima manodopera essendo tutte le panetterie dotate di sofisticate apparecchiature per la panificazione.
E che il rischio per i produttori sloveni sia elevatissimo lo dimostra il fatto che la notizia campeggi sulla prima pagina del Delo di ieri, il principale quotidiano di Lubiana.
Il potente imprenditore che sta per sbarcare in Slovenia si chiama Simit Sarayi che ha aperto la sua prima panetteria nel 2002. Nel giro di soli di due anni però ha aperto ben altri 18 panifici a Istanbul. Dal 2007 la sua espansione è continuata con la vendita di negozi in franchising. Il primo panificio in franchising fuori dai confini della Turchia lo ha aperto nel 2010 in Olanda. Oggi la sua rete è presente in 22 Paesi. La società di Sarayi può contare, il che non guasta soprattutto da quelle parti e di questi tempi, di un’ottima copertura politica per mano del presidente della Turchia Tayyip Erdogan.
E come se non bastasse, nel 2017, il gruppo di Sarayi si è legato con la holding finanziaria araba Favaz Alkoharil Group che opera principalmente sul mercato dei beni immobiliari. A benedire l’operazione commerciale di Sarayi in Serbia, all’apertura di una sua panetteria hanno presenziato, nel 2017, il presidente turco Erdogan, allora in visita di Stato a Belgrado, assieme all’ospite serbo il capo dello Stato Aleksandar Vučić.
L’arrivo in Slovenia è preventivato per la metà del prossimo mese di marzo e, sostengono gli esperti del settore, l’unica difficoltà che l’imprenditore del pane turco potrebbe incontrare è quella relativa alla disponibilità di immobili dove collocare i suoi panifici. Panifici che attualmente in Slovenia non se la passano per niente bene. Molti piccoli produttori per ogni euro che incassano registrano 40 centesimi di utile netto mentre sono in molti che riescono a malapena a chiudere in pareggio. A incidere profondamente sui costi di produzione è il fatto che il metodo attuale impone ancora l’utilizzo di un elevato numero di personale, mentre, come detto, l’imprenditore turco offre panifici ad altissimi livelli di meccanizzazione.
Se le piccole panetterie di quartiere potrebbero non subire contraccolpi dall’avvento del pane dell’azienda turca in quanto legati a una clientela fissa e affezionata quasi “costretta” per la propria ubicazione residenziale a servirsi del negozio artigianale, maggiori rischi e grandi paure si registrano tra i panificatori di medie e grandi dimensioni i quali forniscono giornalmente anche le grandi catene di distribuzione dell’agroalimentare nel settore del discount dove, a detta dei ben informati, dovrebbe, almeno all’inizio concentrarsi l’azione della società di Sarayi.
Attualmente l’unica società straniera a operare in Slovenia è la croata Mlinar che annovera ventidue panifici, la maggior parte dei quali ubicata nella capitale Lubiana. —
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