La vita spericolata di Camillo Castiglioni, il triestino che un secolo fa guidò la Bmw
Figlio del vice rabbino Vittorio, fu amico di Mussolini e si convertì al luteranesimo ma con le leggi razziali fu costretto a cambiare aria

A Trieste una mostra per Camillo Castiglioni, l'italiano a capo di Bmw
TRIESTE Confidenzialmente Haifische, ovvero squalo. Si può essere ebreo e luterano, irredentista e fornitore degli eserciti austro-tedeschi, speculatore implacabile e mecenate, imprenditore talora vincente e talora talmente in braghe di tela da dover vendere la collezione d’arte, amico di Mussolini e costretto dalle leggi del ’38 a girare per l’Italia in incognito, procacciatore di finanziamenti per la Jugoslavia e accusatore del maresciallo Tito avanti la giustizia civile?

Ebbene sì, è possibile fare della vita un emozionante ossimoro ma a patto di chiamarsi Camillo Castiglioni. Lanciando un ipotetico referendum tra i residenti triestini, chissà quanti conoscono questo loro concittadino, di cui non si è serbata memoria neanche in una di quelle targhe/lapidi che, come il mezzo toscano di Vittorio Emanuele II, non si negano ad alcuno. Affascinante e inquietante scoprire e chiedersi perchè la sua città natale non ricorda quello che è stato l’uomo più ricco dell’Europa Centrale e il proprietario di un marchio come Bmw. Nessuna traccia di una vita spericolata, quasi “rinascimentale” nella spregiudicata varietà degli interessi perseguiti e coltivati. Tre le mogli, tra cui un’attrice, Iphigenie Buchmann, che si trasferì a Hollywood. Provvederà una mostra a palazzo Gopcevich, aperta dal 29 giugno al 21 luglio, frutto della collaborazione tra Comune e Fondazione Bardelli, a rimediare a questa sorta di damnatio memoriae.

Alla buon’ora il personaggio. Camillo Castiglioni nasce nella Trieste asburgica il 22 ottobre 1879, figlio del vice-rabbino Vittorio, che in seguito diventerà rabbino-capo a Roma.
Camillo è precoce un po’ in tutto: la polizia austriaca lo arresta adolescente per manifestazioni irredentistiche, poi va a bottega da un cambiavalute. Primo decollo giovanissimo verso Istanbul, dove lavora presso il concittadino e correligionario Lazzaro Vitali, che commercia caucciù a livello internazionale. La gomma è un settore che tira, Camillo si fa notare e viene chiamato a Vienna come manager della Austro-American Gummiwaren. Nella capitale fonda l’Aero Club e viene a contatto con l’élite delle forze armate, della corte, degli ambienti economici. Scommette sull’industria aeronautica e di fatto monopolizza la fornitura alle aviazioni degli Imperi centrali: conosce tecnici che si chiamano Ferdinand Porsche e Johann Puch. Abilissimo nelle operazioni di borsa, arriva a coinvolgervi lo stesso imperatore Carlo I.
Nel 1917 capisce che la fortuna sta abbandonando i due Kaiser e trasferisce i capitali accumulati in Svizzera. Chiede la cittadinanza italiana, che gli viene accordata. Con i denari imboscati in terra elvetica profitta del disastro economico post-bellico e fa man bassa di imprese, immobili, oggetti d’arte. È considerato l’uomo più ricco dell’Europa centrale e viaggia sul treno appartenuto a Carlo I. Sponsorizza il regista Max Reinhardt. Gli avversari lo appellano “squalo”. Controlla quasi 170 società.
Il rapporto con Bmw è uno dei capitoli più interessanti del suo impero. Già nel 1918 è azionista della fabbrica monacense, che va specializzandosi nella produzione di motociclette, e qualche anno dopo ne diviene il leader, fino al 1929 quando il disastro di Wall Street e alcune errate speculazioni lo costringono a cedere Bmw a un pool di banche. Tenterà di riacquistarla un paio di anni dopo ma la strada gli viene sbarrata a livello politico-finanziario. Anni Venti sulle montagne russe per Castiglioni, che già nel ’25 è costretto a mettere all’asta ad Amsterdam la collezione d’arte allestita nella casa viennese in Prinz-Eugen Strasse: Tiziano, Tintoretto, Rembrandt, Correggio... Un’opera di Carlo Crivelli è addirittura denominata Madonna Castiglioni e la si può vedere alla National Gallery di Washington.
Negli anni Trenta l’aria in Europa si addensa e nel 1934, dopo l’ascesa di Hitler al cancellierato, Castiglioni scavalca l’Atlantico e si dedica alle consulenze per grandi banche come Chase National e Morgan. Ma continua a coltivare il rapporto con Benito Mussolini, iniziato ancora negli anni Venti. Anche dopo le leggi razziali, che non tengono conto della conversione al luteranesimo avvenuta nel 1911, mantiene una corrispondenza con il Duce, nella quale cerca di convincerlo a non entrare in guerra. Risiede in Svizzera ma si aggira per l’Italia, circola a San Marino vestito da francescano. Con calze di seta sotto i sandali. —
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