L’accordo Generali riconosce a Trieste il quartier generale
Firmato a Roma dopo la disdetta dell’intesa del 2013 Sindacati soddisfatti: scongiurate le paure per il futuro

La notizia concerne quasi 2000 stipendi erogati a Trieste e 350 milioni di tasse pagate nella Regione Fvg.
Premessa: nell’accordo sulle tutele occupazionali del gruppo Generali, raggiunto e firmato ieri l’altro a Roma con scadenza 31 marzo 2020, il paragrafo 5 è dedicato agli assetti territoriali, ovvero all’articolazione di uffici e competenze fra Trieste, Mogliano Veneto, Roma, Torino, Milano, Genova, Chieti. A conferma - riporta il testo - del «modello di specializzazione dei poli esistenti che rappresentano realtà di eccellenza».
Bene. A Trieste spettano per le Assicurazioni Generali «sede legale, domicilio fiscale, realtà principale del Gho (Group head office ndr), strutture principali del Cinso, strutture del Cfo, altri servizi di staff». Cui si aggiungono, per quanto riguarda Generali Italia e Gbs, «funzioni centrali/trasversali a supporto». Sempre a Trieste faranno riferimento Genertel, Welion, Gss.
La valutazione delle sigle firmatarie, circa le garanzie accreditate a Trieste dopo le polemiche dei mesi scorsi e in seguito alla disdetta dell’intesa risalente al giugno 2013, sono positive, in quanto - precisa un comunicato - la piazza giuliana «è stata riconfermata sede legale e domicilio fiscale della compagnia, è stata altresì riconosciuta quale sede principale di Assicurazioni Generali-Gho, definendo ... ruoli di primaria importanza in aree strategiche, quali il financial office e l’insurance office mantenendo inoltre nella sede triestina altri servizi di staff direzionali». «Importante risultato raggiunto» che scongiura «timori e preoccupazioni in merito al futuro delle Generali a Trieste».
Giudizio ripreso da una nota diffusa dai coordinamenti nazionali “rsa” Generali, che raccolgono First Cisl, Cgil Fisac, Fna, Snfia, Uilca. «Il perimetro dell’accordo - è scritto - è stato ampliato sia ad Assicurazioni Generali Gho, che aveva visto disdettato nel luglio scorso il proprio accordo, sia alla nuova società Welion». L’intesa, che contiene anche l’aggiornamento del Fondo intersettoriale di solidarietà, sarà illustrate nelle assemblee che saranno organizzate in tutti i siti lavorativi Generali.
Insomma - sostiene la gran parte delle organizzazioni sindacali - obiettivo raggiunto: Trieste ha ottenuto il riconoscimento del suo ruolo nel quadro non più di uno specifico accordo territoriale come quello firmato nel 2013, ma di un più ampio agreement di livello e valenza nazionali. «E’cambiato il contesto rispetto a quattro anni fa - sostengono le “rsa” triestine (Marco Prelz, Daniela Cernaz, Laura Bertolini, Michela Siega e Guido Copetti) - ed è cambiata anche la compagnia. Lo strumento, per sottolineare la funzione strategica di Trieste, doveva adeguarsi a una nuova situazione».
Il punto nodale, che in febbraio aveva avuto udienza anche in Consiglio comunale, riguardava soprattutto la prospettiva del Gho, ovvero del quartier generale della compagnia che il gruppo era intenzionato a riorganizzare. I sindacati avevano temuto che dietro la riorganizzazione si celasse la recondita volontà di disaggregare le strutture strategiche ospitate a Trieste. Con la costante preoccupazione che i centri decisionali potessero imboccare la via verso Milano.
L’accordo romano ha fugato tutti i dubbi? L’avvenire di Trieste nell’orizzonte Generali è blindato? Se una parte rilevante del sindacato si è mossa e si è espressa nel modo che abbiamo visto, c’è anche chi si prende qualche giorno per una lettura più accurata dell’accordo. Onde verificare se le garanzie del 2017 sono equipollenti a quelle del 2013.
E’il caso di Michele Piga, segretario della Cgil triestina, che qualche giorno fa aveva lanciato un vero e proprio allarme sul disimpegno delle Generali da Trieste. Allarme che era stato suonato anche da Claudio Cinti, responsabile territoriale della Uil: ha preferito un sintomatico “no comment”. Sembrano profilarsi posizioni articolate all’interno del mondo sindacale, dove confederali e categorie danno vita a una vivace dialettica.
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