L’aiuto di Antares ai minori in difficoltà

Dalle ceneri della comunità del Villaggio del Fanciullo è nata la nuova realtà: sono 15 gli operatori con base a Opicina
Di Patrizia Piccione
Foto BRUNI TRieste 17 04 10 Villaggio del Fanciullo: Festeggiamenti dei 60 anni-Mons.Ragazzoni
Foto BRUNI TRieste 17 04 10 Villaggio del Fanciullo: Festeggiamenti dei 60 anni-Mons.Ragazzoni

“L’ospedale è troppo. La famiglia è poco”. Questa stringata definizione racconta in modo sintetico e lineare, le linee guida alla base del protocollo di lavoro, cura, assistenza e recupero di minori con importanti situazioni di disagio psico-fisico, offerte dall’associazione di promozione sociale “Si può fare” tramite la comunità “Antares”, nella struttura abitativa e rieducativa di via di Basovizza 29/12, a pochi passi dal centro di Opicina.

La grande casa accoglienza su due piani - all’incirca 500 metri quadrati, circondati da un terreno con prati e alberi di pressappoco 10mila metri quadri - ospita infatti gli operatori dell’associazione nata nel 2012, costola dell’ex comunità sociale del Villaggio del Fanciullo. Principalmente tre le macro aree in cui si sviluppa la metodica terapeutico-educativa della comunità Antares, formata da un gruppo di lavoro di quindici operatori qualificati, di cui fanno parte psicologi, infermieri, psicoterapeuti ed educatori: l’inclusione sociale di ragazzi a rischio di emarginazione lavorativa, familiare e scolastica, seguito dall’opera di sostegno domiciliare in tutta la regione a famiglie e minori. Infine, la missione più impegnativa, ovvero l’accoglienza e il lavoro educativo assistenziale “round the clock”, (ossia nelle 24 ore), di adolescenti e ragazzi nella fascia di età 14 – 18 anni, in grave situazione di disagio psico sociale, per un periodo massimo di sei mesi.

Una vastissima gamma di situazioni disfunzionali, il cui comune denominatore è comunque uno solo, vale a dire una profonda sofferenza dell’anima, che può tradursi in estrema aggressività (verso se stessi o il prossimo), nell’illusoria via di fuga promessa dalle sostanze psicoattive, oppure ancora, nell’isolamento affettivo, nella perdita dell’autostima oppure nei meandri dei disordini alimentari.

Capienza massima sei ragazzi, per permettere agli operatori dell’Antares - che opera in rete con il Comune, l’Azienda sanitaria, il Dipartimento di Salute mentale e il reparto di Neuropsichiatria del Burlo Garofolo, nonché unica comunità ad “alta soglia” in regione - di seguire i giovani ospiti al meglio, e raggiungere l’ambito traguardo di un positivo reinserimento socio famigliare. «Lavoriamo e ci poniamo nei loro confronti come una sorta di contenitore affettivo, cercando senza forzature di fargli recuperare equilibrio e consapevolezza rispetto alle proprie potenzialità, messi in disarmonia da situazioni famigliari pesanti, traumi infantili e tutta l’infinita scala dei disturbi psichici», spiega la responsabile del settore educativo, Ornella Pesaro, 26 anni di esperienza maturata al Villaggio del Fanciullo. La comunità, che ha preso in affitto la struttura abitativa dalla sezione locale dell’Unione italiana distrofia muscolare, grazie alla fortunata posizione bucolica in mezzo al verde, si affida anche alla comprovata funzione terapeutica dell’orticultura e della pet-teraphy: i ragazzi si prendono cura dei conigli e della conigliera, visitano regolarmente le vicine fattorie «e tra i progetti a breve termine - spiega il vice responsabile, Emilio Verdelli - realizzeranno e gestiranno un orto e si prenderanno cura del verde». Presidente del consiglio direttivo, l’inossidabile e battagliero monsignor Piergiorgio Ragazzoni, che nonostante gli acciacchi dell’età segue seppur a distanza gli sviluppi e il lavoro della nuova comunità al servizio delle famiglie e dei minori. E, a proposito di minori, il consigliere delegato Sergio Pase, interpretando anche il pensiero del presidente, auspica in un futuro si spera non troppo lontano «la revisione da parte della Regione dell’obsoleto e generico regolamento sulle comunità, affinché Antares possa così ottenere la denominazione specifica di comunità a carattere terapeutico per minori».

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