L’Anpi: «Su Dominutti falsificata la storia»

La destra rilancia la sua proposta di intitolare la piazzetta tra via Terenziana e via Aquileia all’«eroe dell’italianità» Pietro Dominutti, ucciso proprio lì in un’imboscata il 14 gennaio del ’48; l’Anpi, con il suo presidente provinciale Paolo Padovan, respinge «questo tentativo di falsificare la storia», contestando le ipotesi sugli autori del delitto fatte proprie da “Monfalcone Pro Patria”.
A innescare un nuovo duro scontro ideologico in città non bastavano la questione dell’accoglienza ai profughi, gli echi locali dell’attentato di Parigi e il problema tutto locale degli immigrati: si apre anche il fronte della toponomastica, aperto da Sel con la sua proposta di intitolare piazze o vie a personaggi del calibro di Nelson Mandela e del Premio Nobel per la Pace Wangari Maathai rigettato dalla Lega Nord che ha caldeggiato il nome di Oriana Fallaci, respinto a sua volta dalla destra.
In questo scontro trasversale ora entra anche l’Anpi con una lettera giunta già in occasione dell’annuale celebrazione da parte della destra di Pietro Dominutti, che parla appunto di tentativo di falsificare la storia. «Di quel delitto - precisa Padovan - non si sono mai trovati i responsabili, ma la stampa di allora faceva alcune ipotesi: delitto passionale, ritorsione per un traffico d’armi all’interno del cantiere, interessi che avevano anche creato screzi interni al gruppo d’appartenenza, oltre che il movente politico. Certo è - spiega ancora l’Anpi - che quel delitto favorì ancora una volta la caccia ai democratici che in molti, a iniziare dal comandante della Garibaldi-Natisone, Mario Fantini “Sasso”, medaglia d’argento, furono incarcerati, con la scusa di proteggerli dalla canea fascista per poi rilasciarli senza alcuna accusa. Nei 7-8 mesi intorno alla data del delitto, quando già i confini fra Italia e Jugoslavia furono definiti, oltre 1100 bombe furono fatte esplodere contro gli antifascisti e i partigiani del Monfalconese da parte di elementi filofascisti e nazionalisti fra i quali Dominutti aveva un ruolo primario». Per l’Anpi quindi «è legittimo piangere i propri morti ma con la chiarezza data dalla documentazione della verità storica e non su ipotesi mai confermate dagli organi di polizia e soprattutto non speculando e inventando vittime da innalzare a eroi».
Mauro Steffè, per “Monfalcone pro Patria”, rileva dal canto suo che «è da tre anni che aspettiamo che il sindaco Altran, l’assessore Benes e la commissione competente, come promesso, si riuniscano e decidano intanto sulla piazzola Dominutti. Si rispetti l’ordine di protocollo quindi. Stiamo sempre parlando di un patriota locale, e non personaggi (Mandela, Maathai, Fallaci, ndr) che con la zona hanno poco a che fare».(f.m.)
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