L’anziano morto nel rogo trovato vicino al camino

SAN PIER D’ISONZO. Una corsa contro il tempo, contro un inferno di fuoco, fumo e veleni. Luigi Silvano Zandomeni è rimasto imprigionato. Tra lingue di fuoco che avevano illuminato a giorno il buio di una notte destinata a consegnare solo dolore e incredulità, e le volute dense che si levavano alte nel cielo. Il rogo che l’altra sera è divampato in via 25 Aprile, a San Pier d’Isonzo, si è “inghiottito” l’intera villetta, disposta su due piani, nel giro di pochi minuti. Di quella grande abitazione, attorniata da un ampio parco verde, non è rimasto che il guscio. Mura pericolanti, che la Procura ha sigillato con il sequestro. Dentro ammassi di materiale incandescente, cumuli di cenere e distruzione. Gli interrogativi ai quali gli inquirenti forniranno le opportune risposte sono molteplici. È un percorso di ricostruzione lungo e complesso. L’anziano proprietario è stato rinvenuto nella sala-soggiorno, al pianoterra. Mobili, arredamento in legno. E il camino.
Ma è ancora presto per chiarire esattamente cosa sia accaduto. Luigi Silvano Zandomeni non ha potuto reagire, in qualche modo. Non ha potuto gridare, in qualche modo. È rimasto intrappolato nel silenzio. Il motivo, assieme alle cause della morte, lo spiegheranno le forze dell’ordine, i carabinieri della stazione di San Pier d’Isonzo che l’altra sera hanno eseguito le indagini, e il medico legale. Luigi Silvano Zandomeni, che a luglio avrebbe compiuto 78 anni, un figlio unico, Fulvio, era zio del sindaco del paese, Riccardo. Era rimasto solo in quella villa “generazionale”, dopo la scomparsa della moglie. La sua vita s’era di fatto ristretta in poche e rassicuranti stanze, ciò che gli bastava. C’è da capire se le esalazioni del fumo acre e intenso, quei gas nocivi che i vigili del fuoco definiscono la prima causa di morte negli eventi di incendio, abbiano avuto il sopravvento fatale sul povero uomo, prima ancora che il fuoco lo raggiungesse.
E da dove sia scaturita la “scintilla” di quell’inferno turbolento. È una “composizione” a tasselli. Prima il “punto di origine” delle fiamme, poi la dinamica, necessarie a stabilire le debite valutazioni tecniche e a formulare l’ipotesi più accreditabile.
La villa anche ieri è stata visitata dai carabinieri. L’altra sera tutti si sono confrontati con l’emergenza. La ricerca dell’anziano, che pure in un primo momento ci si augurava non fosse là dentro. Ma è bastata la verifica con i parenti a far largo all’angoscioso timore, via via diventato certezza, che il 77enne era all’interno. Lo hanno trovato, una volta domate le fiamme. Il figlio Fulvio non ha perso un momento di quelle dolorose operazioni. Ora immobile a fissare quel fuoco “maledetto”, ora a muoversi, avanti e indietro, in attesa di saperne qualcosa. Anche il sindaco Riccardo Zandomeni era alla villetta. Incredulità e tanta, troppa sofferenza. I vigili del fuoco hanno lavorato per ore. L’allarme è partito alle 21.30. L’ultimo mezzo ha lasciato via 25 aprile alle 2 del mattino. Cinque squadre da Monfalcone e Gorizia. A riversare i getti d’acqua e a farsi strada tra fumi e cenere. Sono stati utilizzati 100mila litri di acqua. Dieci i rifornimenti delle autobotti. Appena giunti sul posto, i pompieri hanno scavalcato il cancello chiuso, senza perdere un secondo. Poi lo smassamento. L’arrivo del magistrato e del medico legale. Andrea Facca, 20 anni, volontario della Protezione civile di San Pier d’Isonzo, ha raccontato: «Ho visto solo fiamme e fumo, ovunque». È stato lui a dare il primo allarme. «Stavo rientrando a casa, ho fermato l’auto e ho chiamato i vigili del fuoco. Quando sono arrivati era già tutto distrutto».
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