«L’architetto dell’Ikea puntava sull’ex Olcese»

Bruni (Ezit) accusa e Ermacora conferma: «Avevo il mandato di grandi gruppi» I danni causati per il divieto del commerciale: lunedì l’ultimo no costato 25 milioni
Di Silvio Maranzana
Lasorte Trieste 09/11/12 - Camera di Commercio, Firma Confidi Provinciali, Dario Bruni
Lasorte Trieste 09/11/12 - Camera di Commercio, Firma Confidi Provinciali, Dario Bruni

«Un teatrino vergognoso». Dario Bruni, presidente di Confartigianato e dell’Ente zona industriale non usa mezzi termini per commentare la battaglia di cui è già stata investita anche la giustizia amministrativa, ma che in questi giorni sta andando platealmente in scena in municipio: è quella sui nuovi complessi commerciali nella cintura periferica della città, strenuamente avversati soprattutto da Confcomemrcio e Forza Italia. «Appena lunedì sera - riferisce - probabilmente abbiamo di nuovo buttato via 25 milioni di euro. Si è presentato all’Ezit il responsabile di uno studio di ingegneria delegato da una serie di imprenditori veneti e sloveni interessati a insediare in zona megastore per la vendita di mobili e accessori per la casa. Si è detto disponibie a rilevare sia l’area dell’ex Dino Conti che quella dell’ex Olcese o comunque perlomeno una delle due. Gli ho fatto presente l’incertezza della situazione, i ricorsi al Tar, la frattura politica che esiste. Se n’è andato e sono quasi certo che a quest’ora stia presentando il suo progetto a Sesana perché è là che era diretto.»

Ma precedenti di questo tipo si sprecano e ora Bruni rivela che qualche mese fa era arrivato con ottime intenzioni anche l’architetto udinese Gianpietro Ermacora che è colui che ha progetto il centro Ikea di Villesse compresa la parte urbanistica e viaria, ma a propria volta nessuno era stato in grado di fornirgli certezze. «È vero - conferma l’architetto Ermacora - è passato un bel po’ di tempo, ma sono stato a visionare l’area dell’ex Olcese. In questo caso però l’Ikea non c’entrava assolutamente nulla, ma io lavoro per grandi gruppi sempre alla ricerca di spazi per i monomarca. Abbiamo capito però che non c’erano le condizioni a causa anche del piano urbanistico. Ora ho visto che su questo argomento a Trieste c’è un acceso dibattito in corso, ma se la questione si riapre non credo che tornerò alla carica, il mondo cambia molto più velocemente». L’area cosiddetta della Dino Conti nel comprensorio dell'ex concessionaria tra strada della Rosandra e via Carletti è la più ampia delle cinque dove la delibera predisposta dall’assessore comunale allo sviluppo economico Edi Kraus ha previsto nuovi complessi commerciali. Si estende su ben 6.500 metri quadrati interni e altri 2.200 esterni. Qui inizialmente avrebbe dovuto insediarsi il gruppo francese di bricolage e casalinghi Leroy Merlin che però a causa dei tentennamenti triestini nel frattempo ha deviato proprio su Udine. Secondo l’Ezit solo la rivitalizzazione delle strutture dell’ex Dino Conti e dell’ex Olcese vale un investimento da 25 milioni di euro senza contare i posti di lavoro che si sarebbero creati.

Da tre anni all’Ezit non giunge più alcuna richiesta di insediamenti industriali. Al contrario si sprecano quelle per attività commerciali, ma devono tutte quante essere respinte. «Contro la prima pedonalizzazione triestina quella di via San Nicolò - ricorda Bruni - alcuni commercianti volevano quasi picchiare i politici triestini che l’avevano decisa, oggi i fori di via San Nicolò sono i più appettiti dal commercio. É indispensabile per il futuro della città che sulla dorsale di via Flavia si dia spazio a un’area mista industriale-commerciale, ma purtroppo anche in questi giorni la politica sta dimostrando tutta la propria incapacità di creare una strategia di sviluppo economico.»

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