L’assegnazione delle case agli italiani parte un ricorso contro il bando Ater

Un’azione legale attraverso l’impugnazione del bando relativo all’assegnazione degli alloggi Ater, ma anche del bando in ordine al “bonus” taglia-affitti. È quanto promuoverà a breve l’Associazione Monfalcone Interetnica, che si è affidata a due studi legali per proporre i ricorsi davanti al Tribunale civile. Alla base c’è il requisito in oridine alla certificazione documentale volta ad attestare l’assenza di proprietà di immobili nel Paese di origine. Un requisito contenuto nella legge numero 24 del 2018 di riforma organica e riordino delle Ater, nell’estendere questo criterio oltre i confini nazionali, quindi non solo in Italia. È quanto è stabilito anche nell’ambito della normativa circa l’assegnazione di contributi per l’abbattimento dei canoni di affitto. Ad annunciare l’avvio dell’azione legale è il presidente dell’Ami, Arturo Bertoli, nel dirsi «fiducioso che questi ricorsi verranno accolti dai Tribunale, in base anche a recenti sentenze pronunciate da diversi Tribunali, dalla Sicilia alla Lombardia, esattamente su tale questione».
Sentenze che sostanzialmente hanno dichiarato «illegittimo» il requisito in materia di case popolari. Come quella pronunciata dal Tribunale di Milano, ad esempio, rispetto all’azione promossa dall’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (Asgi), Naga e Cgil Lombardia, che ha condannato la Regione a cancellare dal regolamento regionale per l’accesso agli alloggi pubblici l’obbligo per gli stranieri di presentare documenti del Paese di origine attestanti l’assenza di proprietà, definendo il «carattere discriminatorio» relativo a quella parte del provvedimento.
L’illegittimità ed il carattere discriminatorio rilevato dal giudice milanese si basa essenzialmente sul fatto che «la documentazione da presentare per dimostrare l’assenza di proprietà all’estero (secondo l’Isee) dev’essere la medesima sia per gli italiani che per gli stranieri, restando poi l’obbligo di verifica in capo alle autorità fiscali». Il Tribunale milanese peraltro ha anche disposto la cancellazione del vincolo della residenza di 5 anni nella regione, chiamato sempre in causa da parte dei ricorrenti. Sta di fatto che, sulla scia dei pronunciamenti in tal senso, anche da Monfalcone si prospetta l’azione legale promossa dall’Ami. «Avvieremo il ricorso quanto prima, presumibilmente dopo Ferragosto – ha spiegato Bertoli –. La sentenza come quella di Milano, motivata da una trentina di pagine, rappresenta un percorso giudiziale speculare a quanto andremo a proporre attarverso l’impugnazione del bando dell’Ater per il quale si sono chiuse le graduatorie».
Il presidente dell’Ami si richiama inoltre al decreto legge interministeriale (Ministeri del Lavoro e delle Politiche sociali di e degli Affari esteri e Cooperazione internazionale) del 21 ottobre 2019 in ordine al reddito e alla pensione di cittadinanza il quale, fatto salvo per 19 Paesi, stabilisce che i cittadini originari di tutti gli altri Stati o territori extracomunitari non sono tenuti a produrre alcuna certificazione ai fini Isee, con particolare riferimento al patrimonio immobiliare.
È sul concetto del recupero della documentazione che Bertoli ha osservato: «Il problema è la difficoltà, se non l’impossibilità oggettiva ad acquisire gli atti amministrativi ai fini delle certificazioni in una serie di Paesi che non sono in grado di rilasciarli. E anche qualora fosse possibile, la necessaria traduzione e vidimazione di questi atti da parte dell’Ambasciata italiana comporta tempistiche molto lunghe». Quanto al bando relativo ai contributi taglia-affitti, ha aggiunto: «L’anno scorso abbiamo proposso un esposto sempre circa la stessa documentazione richiesta relativa ai beni immobiliari. Il Comune di Monfalcone, dopo qualche mese, aveva comunicato ai richiedenti che l’atto non doveva essere presentato».—
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