L’assicuratore che portò le Generali nel mondo

In largo Barriera una lapide per Marco Besso: sotto la sua guida la Compagnia aprì 15 nuove reti in più continenti e realizzò importanti investimenti immobiliari
Di Elena Dragan
Lasorte Trieste 03/05/12 - Largo Barriera 14, Targa a Marco Besso, Assicurazioni Generali
Lasorte Trieste 03/05/12 - Largo Barriera 14, Targa a Marco Besso, Assicurazioni Generali

Nell’autobiografia terminata nel 1920, poche settimane prima della morte, Marco Besso - al quale è dedicata la targa collocata al numero 14 di Largo Barriera - ricorda la provenienza della sua famiglia, fuggita dalla Spagna nel Cinquecento alla volta dell’Epiro e di lì a Trieste nel 1817 per scampare le continue vessazioni del pascià di Gianina, «che per guerreggiare il sultano spogliava sistematicamente gli ebrei facoltosi». A Trieste i Besso «facevano il commercio col Levante; l’importazione dei cereali dal Mar Nero era divenuta la loro specialità». Dopo tre anni di scuole elementari in lingua italiana, la frequenza dell’unico ginnasio allora presente a Trieste comportava l’insegnamento in tedesco e la lingua italiana «esisteva soltanto come materia di studio». Ma fu grazie agli insegnamenti impartiti dal «valoroso professore Antonio Racheli di Casalmaggiore» che Marco Besso si innamorò della lingua italiana e di Dante sul quale scrisse poi numerosi saggi. L’amore per l’Italia non lo lasciò più.

Poiché già due fratelli erano stati destinati all’università, dopo quattro anni di ginnasio Marco Besso entrò sedicenne in un ufficio di Assicurazioni. Fu amore a prima vista: «Chiedevo lavoro se non ne avevo abbastanza, vi ero laboriosissimo e mi addentravo nella materia delle assicurazioni con vera passione». Fece gavetta a Lubiana e a Innsbruck, ma il richiamo dell’Italia unita fu tale che si recò a Milano per incontrare Daniele Francesconi direttore delle Assicurazioni Generali di Venezia.

Inizia così una carriera durata 57 anni, dal 1863 al 1920. Il primo incarico è a Roma per aprire l’ufficio della Compagnia che era stata da poco autorizzata dal Governo Pontificio. Ha rapporti con esponenti liberali e mazziniani, fa delle agenzie delle Generali punti di raccolta e diffusione della stampa irredentista e nel 1875 riceve in Campidoglio la medaglia per i benemeriti della liberazione di Roma. Tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta – sotto la guida di Marco Besso – vengono aperte quindici nuove reti. Le nuove direttrici delle espansioni sono da una parte l’area del Mediterraneo, dalla Grecia al Medio oriente al nord Africa, e i maggiori porti d’oltreoceano nelle Americhe (San Francisco e Valparaiso) e nell’Estremo oriente (Bombay, Colombo, Shanghai, Hong Kong).

Il periodo di pace e prosperità di inizio Novecento porta le Generali a un vasto programma di investimenti immobiliari. È proprio Besso a promuovere la realizzazione di sedi prestigiose nel centro delle principali città italiane. Piazza Solferino a Torino, piazza Venezia a Roma e piazza della Signoria a Firenze solo per citarne alcune. Per non parlare del palazzo a Trieste progettato dall’architetto Geiringer in stile neogreco. Grazie a Marco Besso nel 1916, in piena guerra mondiale, le Generali ottengono dal Governo un certificato di nazionalità italiana. Muore nel 1920 pochi giorni dopo avere terminato la sua “Autobiografia” e destinato la casa romana con la ricchissima biblioteca a una Fondazione culturale a lui intitolata.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo